Giuseppe Berto: differenze tra le versioni

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*''Fronte del Mareth, 10 febbraio 1943''. [...] Però una volta la settimana, ho la possibilità di andare a [[Gabès|Gabes]] per acquistare viveri di conforto. L'unica cosa che si trova sul mercato a prezzi ragionevoli sono i datteri, migliori di quelli della Libia. Gabes non è una bella città, ma mi piace andarvi perché nelle strade si vedono bambini, donne e vecchi. Di uomini, invece, è difficile vederne, in quanto che son quasi tutti scappati per raggiungere le truppe della Francia Libera, che combattono contro di noi assieme agli inglesi. È quindi comprensibile che le donne, e anche i bambini, siano diffidenti, o addirittura ostili. Loro non possono capire che io cerco di avvicinarmi con animo diverso, come se la guerra non ci fosse. Non riescono a vedere il mio animo, anche perché io l'ho rivestito con una divisa. (p. 94)
*Oggi sono andato a [[Gabès|Gabes]], ben fornito di caramelle per i bambini francesi. È stato un po' difficile indurli ad accettare le prime, ma poii mi si sono accalcati tutti intorno, come i piccioni in piazza Sam Marco, e le caramelle mi si sono volatilizzate dalle mani. Ho dato loro qualche galletta e scatoletta che per caso avevo sull'autocarro. Devono aver fame, e i loro vestiti sono quasi a brandelli. Immagino che la popolazione sia costretta a vvere sulle risorse locali, indubbiamente scarse. (p. 95)
*[[Gabès|Gabes]] era un buon porto di pesca, ma ora, con la guerra a pochi chilometri e la continua minaccia aerea alleata, non è più possibile uscire in mare. La prossima volta cercherò di portare molta più roba. (p. 95)a Susa
*È ancora il vecchio Spa 38 che deve sciogliere quel pasticcio. Prende a rimorchio uno dei grossi Lancia Ro per dargli uno strappo. Seguiamo l'operazione col cuore in gola: lo Spa è carico, il terreno sabbioso, e la frizione, già tanto scassata, potrebbe cedere senza rimedio. Allora sì che resteremmo tutti a terra. Ma c'è fortuna. Uno strappo, due, ed ecco che il motore del Lancia parte, fragorosamente. Il grosso autocarro messo in moto dà lo strappo agli altri due. In breve tutti e tre hanno il motore acceso, si avviano prudentemente verso la strada, la raggiungono, si mettono a carrore in direzione del paese. Io, con lo Spa e il mototriciclo, li seguo da vicino. (p. 153)
*Ho percorso la [[Tunisia]], da sud a nord: è stato un fortunato caso scoprirla così, venendo dal deserto. Il paesaggio si trasforma a poco a poco, ed uno sente che ci si avvicina all'Italia. Dopo la sabbia e le oasi del sud, vengono i giovani, geometrici oliveti delle zone intorno a Sfax e a [[Susa]], interminabilmente distesi sulle pianure presso il mare. Poi, a mano a mano che si avvicina la penisola di [[Capo Bon]], la campagna diventa verde di alberi e di viti, coi vecchi olivi piantati in disordine, case coloniche sparse, e stradine affondate tra siepi di fichidindia. Una terra coltivata già da molti anni e bella, come possono esserlo le parti più belle della Calabria e della Sicilia. (p. 161)
*La somiglianza tra l'Italia Meridionale e la [[Tunisia]] è effettiva e non casuale: è un prodotto del lavoro umano, e i colonizzatori di questa terra sono in gran parte italiani, o di origine italiana. Da molti secoli, si può dire, poiché per ogni dove sono sparse rovine romane. (p. 161)