Giuseppe Berto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Citazioni: Wikilinks
Riga 40:
*Oggi sono andato a [[Gabès|Gabes]], ben fornito di caramelle per i bambini francesi. È stato un po' difficile indurli ad accettare le prime, ma poii mi si sono accalcati tutti intorno, come i piccioni in piazza Sam Marco, e le caramelle mi si sono volatilizzate dalle mani. Ho dato loro qualche galletta e scatoletta che per caso avevo sull'autocarro. Devono aver fame, e i loro vestiti sono quasi a brandelli. Immagino che la popolazione sia costretta a vvere sulle risorse locali, indubbiamente scarse. (p. 95)
*[[Gabès|Gabes]] era un buon porto di pesca, ma ora, con la guerra a pochi chilometri e la continua minaccia aerea alleata, non è più possibile uscire in mare. La prossima volta cercherò di portare molta più roba. (p. 95)a Susa
*Ho percorso la [[Tunisia]], da sud a nord: è stato un fortunato caso scoprirla così, venendo dal deserto. Il paesaggio si trasforma a poco a poco, ed uno sente che ci si avvicina all'Italia. Dopo la sabbia e le oasi del sud, vengono i giovani, geometrici oliveti delle zone intorno a Sfax e a [[Susa]], interminabilmente distesi sulle pianure presso il mare. Poi, a mano a mano che si avvicina la penisola di [[Capo Bon]], la campagna diventa verde di alberi e di viti, coi vecchi olivi piantati in disordine, case coloniche sparse, e stradine affondate tra siepi di fichidindia. Una terra coltivata già da molti anni e bella, come possono esserlo le parti più belle della Calabria e della Sicilia. (p. 161)
*La somiglianza tra l'Italia Meridionale e la [[Tunisia]] è effettiva e non casuale: è un prodotto del lavoro umano, e i colonizzatori di questa terra sono in gran parte italiani, o di origine italiana. Da molti secoli, si può dire, poiché per ogni dove sono sparse rovine romane. (p. 161)
*Nessuno, conoscendo la [[Tunisia]], potrebbe definire ingiusta la nostra pretesa di legarla politicamente all'Italia. Si tratta di un diritto per lo meno più valido di quello della Francia. Veramente, per le regioni a popolazione mista, bisognerebbe trovare dopo la guerra degli statuti particolari, che consentissero una libera e pacifica convivenza alle genti di qualsiasi nazionalità o razza. (p. 161)
*Tra [[Susa]] e Hammamet, che si trova all'attaccatura meridionale della penisola di [[Capo Bon]], c'è un paese con molti eucaliptus intorno, chiamato [[Enfida|Enfidaville]]. Lì presso stanno facendo alcuni lavori di fortificazione campale, con fosse anticarro. Probabilmente sarà la nuova linea, qualora quella dell'Akarit dovesse cedere. Però è un lungo sbalzo, dall'Akarit ad Enfidaville. (p. 162)
*{{NDR|Su [[Tunisi]]}} Scendiamo assieme per le viuzze della Kasbah, tortuose e scoscese, piene di mistero con le finestrelle a grata, le donne velate, i profondi antri delle botteghe, gli arabi accovacciati che vendono monili d'argento. Cose e persone sono così assolutamente pittoresche, che sembrano messe lì apposta per una ripresa cinematografica. E poi, passata la porta di Francia, la città europea. O Avenue Jules Ferry, coi doppi filari d'alberi fino al mare, e i negozi ai lati, e sui marciapiedi le ragazze dalle camicette gonfie di primavera. Questa è vita. Io odio la guerra, odio il reparto che passa battendo gli scarponi sull'asfalto e il carro armato che riempie la strada di fragore. (pp. 165-166)
*''Tunisi, 6 aprile 1943''. Con Maria abbiamo passato tutto il pomeriggio alla Kasbah, divertendoci a gironzolare in mezzo alla folla, da una bottega all'altra. Mi piaceva sentirla parlare correttamente l'arabo coi mercanti. Per scherzo s'era messa a contattare un bel tappeto di Kairouan e io gliel'avrei comprato, anche se costava caro. Volle invece una collanina da pochi franchi, d'argento filigranato. (p. 169)