Enrico Ghezzi: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Hermitage]]}} è, fin dall'inizio, lo scontro con se stesso, specialmente nello specchio, come nemico, come altro, come irraggiungibile; è lo scontro con la separazione dello spettacolo.<ref>Dal programma televisivo ''Una videocosa'', Rai 3. {{c|data?}}</ref>
*Il destino dell'uomo visto moltissimi pensatori è alla fine quello di riconoscersi nell'immagine, ma il senso è saper vedere. Certo è una cosa interessante dato che non sappiamo cos'è. È un concetto che siamo costretti di volta in volta a far valere in un modo o nell'altro. Non a caso è stato uno dei grandi terreni di lotta nel medioevo: penso all'iconoclastia, al concilio di Nicea. Un' immagine che è sempre troppo in bilico tra ciò di cui sarebbe immagine (una sorta di trompe l'oeil) e tra un'immagine troppo lontana quindi sgranata e indistinta. L'immagine è una nostra forma simbolica che è puro pensiero. È un orizzonte. Un destino che ci provoca e ci attende.<ref>Dall'intervista di Massimo Gnoli, ''[http://taxidriversmagazine.blogspot.it/2006/10/intervista-enrico-ghezzi-dissolvenze.html?m=1 Dissolvenze incrociate]'', ''Taxidriversmagazine.blogspot.it'', 22 ottobre 2006.</ref>
*Il pulp per [[Quentin Tarantino|Tarantino]] è una sorta di stato mentale, prima corpuscolare, poi però in Pulp Fiction diventa straordinariamente formato. È questa l'eccezionalità di Pulp Fiction, mica le storie che non a caso sono state raccontate migliaia di volte. Tarantino ha fatto un film con tutte le scorie del cinema di serie Z, giustamente amandole e capendone l'automaticità e poi ha fatto anche un cinema che sembra il cinema di Minnelli, o di Henry Ford degli anni Cinquanta, illuminato in maniera straordinaria, tutto il contrario del minimalismo.<ref>Da un'[[intervista https://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/interviste/ghezzi.html]]
uscita su ''Caféletterario.it''.</ref>
*{{NDR|Sulla scena subacquea de ''[[L'Atalante]]''}} In quella sovraimpressione amorosa c'è tutto il cinema. Il puro amore per il cinema, con il suo potere di farti perdere, portarti in un altro spazio.<ref>Citato in Gabriella Gallozzi, ''[http://www.bookciakmagazine.it/jean-vigo-patti-smith-enrico-ghezzi-storia-damore-latalante-ora-sala/ Jean Vigo, Patti Smith, Enrico Ghezzi, una storia d’amore Con “L’Atalante” (ora in sala)]'', ''bookciakmagazine.it'', 14 gennaio 2018.</ref>
*Io credo che il pubblico principale di Carmelo Bene sia [[Carmelo Bene]]. E questo è molto evidente soprattutto nella televisione. È grazie alla televisione che Carmelo Bene manifesta la sua distanza, la sua assenza, perché, intanto è uno che ha capito benissimo il senso televisivo, cioè il sesto senso televisivo. Nella diretta televisiva, reale o virtuale, diciamo, o semi-diretta, si esperimenta appunto il "non essere in diretta" che è il senso più forte di tutto il lavoro di Bene. Cioè il non essere mai spiaccicato su sé stesso, non essere mai la pura performance d'attore, la pura performance di regista...<ref>Da ''La voce che si spense'', visibile su ''Youtube.com''.</ref>