Ibn Battuta: differenze tra le versioni

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*[[Costantinopoli]], di una grandezza sterminata, è divisa in due parti fra le quali scorre un maestoso fiume<ref>Probabilmente si riferisce al tratto di mare che separa le due sponde della città</ref> […] Una delle due parti della città, Istanbul sorge sulla sponda orientale del fiume e ospita le residenze del sovrano, dei grandi dignitari e del resto della gente. Strade e mercati, ampi e lastricati in pietra, comprendono quartieri separati per ogni gilda e sono muniti di porte che la notte vengono tenute chiuse — artigiani e venditori, fra l'altro, sono quasi tutti donne. Questa parte della città, con al centro la basilica, si trova a piè di un monte che si protende nel mare per circa nove miglia ed è largo altrettanto se non di più: in cima vi hanno sede una piccola roccaforte e il palazzo del sovrano, e intorno scorrono le mura, ben fortificate e inaccessibili a chiunque dalla parte del mare, che racchiudono all'interno circa tredici borghi abitati.<br>Quanto alla seconda parte della città, Galata [''al-Ghalata''], sorge sulla riva occidentale del fiume, tanto vicina al corso d'acqua quanto lo è Rabat al suo fiume [il Bou Regreg], ed è riservata alle abitazioni dei cristiani d'Occidente, che di svariata provenienza — genovesi, veneziani, romani e franchi — sono tutti sotto la giuridizione del sovrano di Costantinopoli. […] Lavorano tutti nel commercio e hanno un porto fra i più grandi al mondo: vi ho personalmente visto un centinaio di navi simili alle galere e altre di pari grandezza, oltre a un numero incalcolabile di barche più piccole. Quanto ai mercati, sono belli ma pieni di immondizie e attraversati da un rigagnolo d'acqua sporca lurida — anche le chiese, del resto, a Galata sono sporche e non hanno nulla d'interessante. (pp. 384-385)
*Descriverò solo l'esterno, perché dentro non l'ho vista. La chiamano ''[[Santa Sofia (Istanbul)|Ayā Sūfiyā]]'' e dicono sia stata costruita da Asaf ibn Barakhyâ', figlio della zia materna di Salomone. Fornita di tredici porte e circondata da mura come una città, è una delle più grandi chiese bizantine e comprende un sacrato lungo circa un miglio, con un enorme portone che tutti possono varcare — e infatti anch'io ci sono entrato insieme al padre del sovrano, di cui parlerò oltre. (p. 385)
*{{NDR|Gli [[yogi]]}} Sono un gruppo di persone che compiono cose straordinarie. Per esempio c'è chi resta mesi interi senza mangiare e senza bere; oppure c'è chi entra in una fossa scavata nella terra incaricando qualcuno di murarla dopo che vi ha preso posto: gli fa lasciare solo un'apertura sufficiente a far passare l'aria e vi resta dentro per dei mesi — addirittura ho sentito dire che c'è chi vi rimane un anno intero! Nella città di Mangalore ho visto uno di quei musulmani che imparano le pratiche degli yogi: se ne stava da venticinque giorni su un tavolo che gli avevano sistemato [per strada] senza bere né mangiare, e non so quanti giorni abbia ancora resistito in seguito!<br>A quanto dicono, gli yogi si preparano delle pillole assumendo una delle quali possono resistere determinati giorni e mesi senza sentire il bisogno di mangiare né di bere. Predicono anche i fenomeni occulti e possono altresì riferire ciò che avviene in posti molto distanti: perciò il sultano li tiene in gran considerazione e si compiace di stare insieme a loro. Alcuni yogi mangiano solo legumi e quasi nessuno di loro mangia carne: certo è che son talmente avvezzi alle pratiche [ascetiche], che non hanno alcun bisogno di questo mondo e delle sue vanità. (pp. 600-601)
 
resistito in seguito!<br>A quanto dicono, gli yogi si preparano delle pillole assumendo una delle quali possono resistere determinati giorni e mesi senza sentire il bisogno di mangiare né di bere. Predicono anche i fenomeni occulti e possono altresì riferire ciò che avviene in posti molto distanti: perciò il sultano li tiene in gran considerazione e si compiace di stare insieme a loro. Alcuni yogi mangiano solo legumi e quasi nessuno di loro mangia carne: certo è che son talmente avvezzi alle pratiche [ascetiche], che non hanno alcun bisogno di questo mondo e delle sue vanità. (pp. 600-601)
*Un giorno, mentre ero a [[Delhi]], il [[sultano]] mi mandò a chiamare. Andai da lui e lo trovai in uno stanzino insieme ad alcuni dei suoi intimi e a due di questi yogi i quali, tra l'altro, si avvolgono in lunghi mantelli e tengono sempre la testa coperta perché la radono con la cenere, come si fa per depilarsi le ascelle. Orbene, il sultano mi ordinò di sedermi e disse agli [[yogi]]: «Questo mio signore arriva da terre molto lontane. Orsù, mostrategli cosa che non abbia mai visto! » «Va bene», dissero quelli. Poi uno dei due si sedette a gambe incrociate e, sollevatosi da terra, rimase sospeso in aria sopra di noi in quella posizione. Ne rimasi esterrefatto e mi presi una tal paura che svenni. Allora il sultano ordinò di farmi bere una pozione che aveva li: rinvenni, mi sedetti e lo yogi era sempre per aria con le gambe incrociate! A questo punto l'altro yogi tirò fuori un sandalo da un sacco e prese a batterlo per terra come fosse infuriato: libratosi in aria, il sandalo salì sopra il collo dello yogi a gambe incrociate e si mise a batterlo sulla nuca finché quello cominciò a scendere un po' per volta e [arrivato a terra] si ritrovò seduto accanto a noi. Il sultano mi disse: «Lo yogi che stava a gambe incrociate è un discepolo di quello che aveva il sandalo». Poi aggiunse: «Se non temessi per la tua ragione, ordinerei loro di compiere cose ben più straordinarie di quelle che hai visto!» Io me ne andai, ma mi vennero le palpitazioni e stetti molto male finché il sultano non ordinò di darmi un rimedio che mi fece guarire. (pp. 601-602)