Emil Cioran: differenze tra le versioni

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==''Lacrime e santi''==
*Al giudizio finale verranno pesate soltanto le [[lacrima|lacrime]]. (p. 15)
*Avere sempre amato le lacrime, l'innocenza e il nichilismo. Gli esseri che sanno tutto e quelli che non sanno niente. I falliti e i bambini. (2002, p. 76)
*Disprezzo il cristiano perché è capace di amare i suoi simili ''da vicino''. A me, per riscoprire l'uomo ci vorrebbe il [[Deserto del Sahara|Sahara]]. (2002, p. 45)
*«La sofferenza è la causa unica e sola della coscienza» ([[Fëdor Michajlovič Dostoevskij|Dostoevskij]]).<ref>In ''Memorie dal sottosuolo''.</ref> [[Gli uomini si dividono in due categorie]]: quelli che lo hanno capito, e gli altri. (2002, p. 78)
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*Dio si insedia nei vuoti dell'anima. Sbircia i deserti interiori, perché a somiglianza della malattia egli predilige occupare i punti di minor resistenza.<br>Una creatura armoniosa non può credere in Lui. Sono stati i poveri e gli infermi a «lanciarlo», ad uso e consumo di chi si tormenta e dispera. (2002, p. 37)
*Se la verità non fosse così tediosa, la scienza avrebbe fatto presto a mettere da canto Dio. Ma Dio, come i santi, è un'occasione per sfuggire all'opprimente banalità del vero. (2002, p. 39)
*Che non ci sia abbastanza sofferenza, quaggiù? Così si direbbe, a giudicare dallo zelo dei santi, esperti nell'arte dell'autoflagellazione. Non vi è santità senza una voluttà della sofferenza e senza una raffinatezza sospetta. La santità è una perversione senza eguali, un vizio del cielo. (2002, p. 40)
*''Tutto è niente'' – questa la rivelazione iniziale dei conventi. Così comincia la [[mistica]]. Tra il niente e Dio c'è meno di un passo, perché Dio è l'espressione positiva del niente. (2002, p. 41)
*Perché si pensa così di rado ai [[Cinismo (filosofia)|cinici]]? Non sarà perché hanno ''saputo tutto'', e hanno tratto tutte le conseguenze di questa suprema indiscrezione?<br>Forse è più comodo dimenticarli. Perché la loro mancanza di riguardi per l'illusione ne fa delle menti avide di insolubile. (2002, p. 48)
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*Il dovere di un uomo solo è di essere ancora più solo. (2002, p. 66)
*Impossibile amare Dio altrimenti che odiandolo! Se in un processo senza precedenti venisse provata e messa a verbale la sua inesistenza, nulla mai potrebbe sopprimere la rabbia – un miscuglio di lucidità e di demenza – di chi ha bisogno di Dio per estinguere la propria sete d'amore e più spesso di odio. Che cosa è Dio, se non un momento sul limitare della nostra distruzione? E che cosa importa se esiste o no, se per suo mezzo la nostra lucidità e la nostra follia si bilanciano e noi ci plachiamo avvinghiandoci a lui con passione assassina? (2002, p. 69)
*Quel timore improvviso, venuto dal nulla, che cresce in noi a conferma del nostro sradicamento, non è «psicologico»; solo in ultima istanza appartiene a ciò che diciamo ''anima''. In esso risuonano i tormenti della individuazione, la vecchia lotta del caos contro la forma. Non posso dimenticare gli istanti in cui la materia resisteva all'Onnipotente. (2002, p. 77)
*Chi potrebbe sopportare la vita, se fosse reale? Sogno, essa è mescolanza di terrore e di incantamento alla quale si cede. (2002, p. 79)
*Né abbastanza infelice per essere poeta, né abbastanza indifferente per essere filosofo, io sono soltanto lucido, abbastanza però per essere condannato.<br>Come capisco [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] quando dice: «Io vivo di ciò di cui muoiono gli altri»! Non c'è altro da aggiungere sulla solitudine... (2002, p. 81)
*Credo di non avere mai perso un'occasione di essere triste. (La mia vocazione d'uomo). (2002, p. 82)
*Gli asceti cristiani pensavano che solo il deserto fosse senza peccato, e lo paragonavano agli angeli. In altre parole, non c'è purezza se non là dove non nasce nulla. (2002, p. 83)
*L'imbarazzo che proviamo davanti agli infelici è l'espressione della nostra certezza che la sofferenza costituisce il segno distintivo di un essere, la sua originalità. Non si diventa, infatti, uomo grazie alla scienza, all'arte o alla religione, ma grazie al rifiuto lucido della felicità, alla nostra fondamentale incapacità di essere felici. (2002, pp. 88-89)
*Funzione del nostro disperare, Dio dovrebbe continuare a esistere anche davanti a prove irrefutabili della sua inesistenza. A dire la verità, tutto depone per lui e contro di lui al tempo stesso, perché tutto ciò che è lo smentisce e lo convalida. Anche la bestemmia e la preghiera si giustificano nello stesso istante. Quando le proferite insieme, vi avvicinate al rappresentante supremo dell'Equivoco. (2002, p. 89)
 
==''Sillogismi dell'amarezza''==