Emil Cioran: differenze tra le versioni

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*In fondo ci siamo soltanto Lui e io. Però il suo silenzio ci invalida entrambi. Può anche darsi che non sia mai esistito niente.<br>Posso morire con la coscienza tranquilla, perché da Lui non mi aspetto più niente. Il nostro incontro ha aumentato il nostro isolamento. Ogni esistenza è una prova supplementare del nulla di Dio. (2002, p. 53)
*Senza la ''colpa'', nessuna coscienza dell'esistenza divina. Perciò è raro trovare Dio in una coscienza che ignori i tormenti del ''peccato''. (2002, pp. 52-53)
*L'ossessione divina espelle l'amore terrestre. Non si può amare appassionatamente una donna e Dio nello stesso tempo. La mescolanza di due erotiche irriducibili crea un'oscillazione interminabile. Una donna può salvarci da Dio, come Dio ci può liberare da tutte le donne. (2002, p. 57)
*Tutto[...] tutto manca di sostanza, e la vita è soltanto una piroetta nel vuoto [...] (2002, p. 58)
*Dopo aver letto i filosofi più profondi sentiamo il bisogno di ricominciare da zero. Soltanto la musica ci dà risposte definitive. (2002, p. 60)
*Il dovere di un uomo solo è di essere ancora più solo. (2002, p. 66)
*Impossibile amare Dio altrimenti che odiandolo! Se in un processo senza precedenti venisse provata e messa a verbale la sua inesistenza, nulla mai potrebbe sopprimere la rabbia – un miscuglio di lucidità e di demenza – di chi ha bisogno di Dio per estinguere la propria sete d'amore e più spesso di odio. Che cosa è Dio, se non un momento sul limitare della nostra distruzione? E che cosa importa se esiste o no, se per mezzo suo mezzo la nostra lucidità e la nostra follia si bilanciano e noi ci plachiamo avvinghiandoci a lui con passione assassina? (2002, p. 69)
*Quel timore improvviso, venuto dal nulla, che cresce in noi a conferma del nostro sradicamento, non è «psicologico»; solo in ultima istanza appartiene a ciò che diciamo anima. In esso risuonano i tormenti della individuazione, la vecchia lotta del caos contro la forma. Non posso dimenticare gli istanti in cui la materia resisteva all'Onnipotente.
*Chi potrebbe sopportare la vita, se fosse reale? Sogno, essa è mescolanza di terrore e di incantamento alla quale si cede. (2002, p. 79)