Emil Cioran: differenze tra le versioni

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*Ogni forma di [[estasi]] sostituisce la sessualità, che non avrebbe alcun significato senza la mediocrità delle creature. Ma dato che queste non hanno altro mezzo per uscire da sé, la sessualità provvisoriamente le salva. L'atto in questione va al di là del suo significato elementare – è un trionfo sull'animalità, perché a livello fisiologico la sessualità è l'unica porta aperta sul cielo. (pp. 20-21)
*Signore, sei tu nient'altro che un errore del cuore, come il mondo è un errore della mente?
*Quando, dopo averavere inghiottito il mondo, restiamo soli, fieri della nostra impresa, Dio, rivale del Niente, ci appare come un'ultima tentazione. (2002, p. 26)
*Un [[filosofo]] sfugge alla mediocrità solo grazie allo scetticismo o alla [[mistica]] – le due forme della disperazione di fronte alla conoscenza. La mistica è un'evasione dalla conoscenza, lo scetticismo una conoscenza priva di speranza. Due modi di dire che il mondo non è una soluzione.
*Dio ha creato il mondo per paura della solitudine; è questa l'unica spiegazione possibile della Creazione. La sola ragion d'essere di noi creature è di ''distrarre'' il Creatore. Poveri buffoni, dimentichiamo che stiamo vivendo i nostri drammi per divertire uno spettatore di cui finora nessuno al mondo ha sentito gli applausi. E se Dio ha inventato i santi – come pretesti di dialogo – lo ha fatto per alleggerire un po' di più il peso del suo isolamento. <br>Quanto a me, la mia dignità esige che io gli opponga altre solitudini, altrimenti non sarei che un giullare in più. (2002, p. 35)
*Cominciamo a sapere che cosa sia la solitudine quando ascoltiamo il silenzio delle cose. Capiamo allora il segreto sepolto nella pietra e ridestato nella pianta, il ritmo celato o invisibile dell'intera natura. Il mistero della solitudine deriva dal fatto che per questa non esistono creature inanimate. Ogni oggetto ha un suo linguaggio, che ci è dato decifrare col favore di un silenzio senza eguali. (2002, pp. 36-37)
*Dio si insedia nei vuoti dell'anima. Sbircia i deserti interiori, perché a somiglianza della malattia egli predilige occupare i punti di minor resistenza. Una creatura armoniosa non può credere in Lui. Sono stati i poveri e gli infermi a «lanciarlo», ad uso e consumo di chi si tormenta e dispera.
*Se la verità non fosse così tediosa, la scienza avrebbe fatto presto a mettere da canto Dio. Ma Dio, come i santi, è un'occasione per sfuggire all'opprimente banalità del vero. (2002, p. 39)
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*La [[religione]] è un sorriso che plana sopra un non-senso generale, un profumo residuo sopra un'onda di nulla. È per questo che, quando è a corto di argomenti, la religione ripiega sulle lacrime. Esse sole possono, a questo punto, assicurare, sia pure di poco, l'equilibrio dell'universo e l'esistenza di Dio. Una volta esaurite le lacrime, anche il desiderio di Dio scomparirà. (2002, pp. 52-53)
*In fondo ci siamo soltanto Lui e io. Però il suo silenzio ci invalida entrambi. Può anche darsi che non sia mai esistito niente.<br>Posso morire con la coscienza tranquilla, perché da Lui non mi aspetto più niente. Il nostro incontro ha aumentato il nostro isolamento. Ogni esistenza è una prova supplementare del nulla di Dio. (2002, p. 53)
*Senza la ''colpa'', nessuna coscienza dell'esistenza divina. Perciò è raro trovare Dio in una coscienza che ignori i tormenti del ''peccato''. (2002, pp. 52-53)
*L'ossessione divina espelle l'amore terrestre. Non si può amare appassionatamente una donna e Dio nello stesso tempo. La mescolanza di due erotiche irriducibili crea un'oscillazione interminabile. Una donna può salvarci da Dio, come Dio ci può liberare da tutte le donne.
*Tutto manca di sostanza, e la vita è soltanto una piroetta nel vuoto. (p. 58)
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*Chi potrebbe sopportare la vita, se fosse reale? Sogno, essa è mescolanza di terrore e di incantamento alla quale si cede. (2002, p. 79)
*Né abbastanza infelice per essere poeta, né abbastanza indifferente per essere filosofo, io sono soltanto lucido, abbastanza però per essere condannato.<br>Come capisco [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] quando dice: «Io vivo di ciò di cui muoiono gli altri»! Non c'è altro da aggiungere sulla solitudine... (2002, p. 81)
*Credo di non avere mai perso un'occasione di essere triste. (La mia vocazione d'uomo). (2002, p. 82)
*Gli asceti cristiani pensavano che solo il deserto fosse senza peccato, e lo paragonavano agli angeli. In altre parole, non c'è purezza se non là dove non nasce nulla.
*L'imbarazzo che proviamo davanti agli infelici è l'espressione della nostra certezza che la sofferenza costituisce il segno distintivo di un essere, la sua originalità. Non si diventa, infatti, uomo grazie alla scienza, all'arte o alla religione, ma grazie al rifiuto lucido della felicità, alla nostra fondamentale incapacità di essere felici.