Emil Cioran: differenze tra le versioni

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*L'[[amore]] – un incontro di due salive... Tutti i sentimenti attingono il loro assoluto dalla miseria delle ghiandole. (p. 18)
*Noi moriamo in proporzione alle parole che spargiamo intorno a noi... (p. 30)
*In un mondo di [[sofferenza|sofferenze]], ciascuna di esse è solipsistica rispetto a tutte le altre. (p. 34)
*La forza che abbiamo ci viene dai nostri oblii e dalla nostra incapacità di rappresentarci la pluralità dei destini simultanei. Nessuno potrebbe sopravvivere alla comprensione istantanea del dolore universale, dato che ogni cuore è fatto solo per una certa quantità di sofferenze. (p. 42)
*Si è «civilizzati» nella misura in cui non si esibisce la propria lebbra e si porta rispetto all'elegante falsità costruita dai secoli. (p. 60)
*Non si può eludere l'esistenza con delle spiegazioni, si può solo subirla, amarla o detestarla, adorarla o temerla, in quell'alternanza di felicità e di orrore che esprime il ritmo stesso dell'essere, le sue oscillazioni e le sue dissonanze, le sue veemenze amare o allegre. (p. 68)
*Non cominciamo a vivere realmente se non una volta giunti in fondo alla [[filosofia]], sulla sua rovina, quando abbiamo capito sia la sua terribile insignificanza sia l'inutilità del farvi ricorso, in quanto non è di alcun aiuto. (p. 69)
*Se tutti coloro che abbiamo [[uccisione|ucciso]] col pensiero scomparissero davvero, la terra non avrebbe più abitanti. (p. 76)
*Possiamo vivere come vivono gli altri e tuttavia nascondere un ''no'' più grande del mondo: è l'infinito della malinconia... (p. 83)
*Il fatto è che tutti gli uomini che gettano uno sguardo sulle loro rovine passate credono – per evitare le rovine future – che sia in loro potere ricominciare qualche cosa di radicalmente nuovo. Fanno a se stessi una promessa solenne e attendono un miracolo che li tiri fuori dal baratro mediocre in cui il destino li ha sprofondati. Ma non accade nulla. Tutti continuano a essere gli stessi, modificati soltanto dall'accentuarsi di quella tendenza a decadere che è il loro marchio. (p. 93)