Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad: differenze tra le versioni

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*Possano i saggi, i conoscitori di Brahman, realizzando Lui praticare la saggezza. Possano essi non meditare su molte parole, poiché nel [[linguaggio]] vi è solo debolezza. (2001, IV.4.21)
::"Il saggio, conoscitore di Brahman, avendolo conosciuto, perseveri nella conoscenza [acquisita], non tenendo più in considerazione la moltitudine dele parole, infatti, il suo organo vocale rimane estenuato." (2010, IV.4.21)
*Laddove vi è dualità, si vede un altro, si annusa un altro, si gusta un altro, si parla a un altro, si ode un altro, si conosce un altro; ma laddove tutto è divenuto il proprio Sé, con che cosa si dovrebbe vedere e chi, con che cosa si dovrebbe annusare e chi, con che cosa si dovrebbe gustare e chi, con che cosa si dovrebbe parlare e a chi, con che cosa si dovrebbe udire e chi, con che cosa si dovrebbe pensare e a chi, con che cosa si dovrebbe toccare e chi, con che cosa si dovrebbe conoscere e chi? Come può essere [[conoscenza|conosciuto]] Colui dal quale tutto questo è fatto conoscere? Egli, il Sé, non è questo, non è questo. Egli è inafferabileinafferrabile poiché Egli non può essere afferrato. (2001, IV.5.15)
*Il mondo di là in verità è Fuoco, o Gautama; il sole è il suo combustibile, i raggi il suo fumo, il giorno la sua fiamma, le regioni celesti le sue braci, le regioni intermedie le sue scintille. In questo Fuoco gli Dei offrono la fede come libagione. Da quell'offerta sorge il re Soma. (2001, VI.2.9)
*In verità, o Gautama, la [[donna]] è fuoco: di quella, l'alvo è il combustibile, i peli sono il fumo, la vulva la fiamma, l'atto che si consuma al suo interno è la cenere, il godimento è le scintille. In questo fuoco gli Dei sacrificano il seme. Da quell'offerta sorge l'essere umano. (2013, VI.2.13)