Vittorio Imbriani: differenze tra le versioni
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*Il [[dolore]] è la forma più intensa di vita, è sovreccitazione: quindi, il ricerchiamo. (p. 72)
*[...] così porta la natura nostra: in pubblico (se, anche il pubblico è ridotto al termine minimo d'un solo individuo) affettiamo sensi sdegnosi e noncuranza suprema; soli con noi medesimi, operiamo in aperta contraddizione di quelli. V'è un po' d'[[ipocrisia]], anche, nella [[virtù]] più incorrotta e sincera. (p. 105)
*Fra l'Inferno ed il Paradiso dantesco, c'è da esitare? Non per la Salmojraghi! La sofferenza le apparve cosa desiderabile; la colpa o ciò, che, sino allora, aveva chiamato con questo nome, quasi, uno stato di grazia, moralmente superiore alla inerte e sterile innocenza. Avete, mai, visto in uno sperimento chimico, ravvicinare due sali, la base di ciascuno de' quali
*Questo profondo desiderio della passione era, già, di per sé, la passione stessa: non la bufera, che sconquassa l'animo, anzi la breve pausa di raccoglimento, che precede i cataclismi così orali come fisici. Le scomparve il riso dalle labbra, le si accese un fuoco cupidissimo, negli occhi. Ned osava confessare a sé medesima cosa desiderasse, confessarselo esplicitamente, collocando i titoli sugl'i; non siamo franchi, nojaltri uomini, neppure ne' colloqui con la coscienza nostra. Eppure ch'ella ne convenisse o no, che l'avvertisse o no, pure, la passione le si presentava fatalmente, sotto le forme di quel Maurizio, nel quale, prima di ella l'aveva vista così rigogliosa e potente e (come a lei pareva) sublime. (p. 108)
*Ebbene, accettava, rassegnatamente, (che dico?) giojosamente, questo mestissimo avvenire. E sentite, poi, asserire, che chi s'abbandona, al cosiddetto vizio, non cerca, se non il piacere! Ah se sapessero quanta e qual forza di animo ci voglia, spesso, per perseverare sulla via dell'inferno! se sapessero quanto è aspra, quanti doveri e pesantissimi impone! quanto più agevole sarebbe il batter la strada della virtù convenzionale! Eh no! si preferisce soffrire, combattere, esser condannato, da' buoni e dagl'ipocriti, esser vilipeso e scornacchiato e sputacchiato, pur di conformarsi a ciò, che la passione ci addita. È da uomini il far così. (p. 113)▼
*Così è, quando si ama molto e si è persona di mondo, certi pregiudizi religiosi, morali, civili cadono, di per sé: che importa la legittimità del legame? le formalità nel contrarlo? Il meno guarentito sembra, quasi quasi, più rispettabile, perché patto di onore, senza sanzione legale. (p. 153)
▲*Ebbene, accettava, rassegnatamente, (che
==''Passeggiate romane''==
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