Luigi Rasi: differenze tra le versioni

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==''La caricatura e i comici italiani''==
*[...] se lasciamo le definizioni filosofiche, metafisiche, estetiche, ideologiche della [[caricatura]], e ci facciamo ad esprimere semplicemente quello che vediamo, l'arte della caricatura è l'arte di dire le più atroci cose di questo mondo col mezzo della immagine a una persona, senza che questa se ne offenda; per modo anzi che se ne compiaccia; anzi: per modo che, più atroci sono le cose dette, più grande ne sia il compiacimento. (Parte prima, p. 10)
 
*Il primo posto del grottesco nel teatro italiano va dato senza dubbio a [[Jacques Callot|Giacomo Callot]], il quale, benché lorenese per nascita, può ben dirsi a rigore, checché ne pensi il Vachon, italianissimo per arte e per sentimento. (Parte prima, p. 25)
 
*Non mai, non mai nell'animo o nel cervello di chi l'osserva, la caricatura del [[Amero Cagnoni|Cagnoni]] lascia il più lieve segno di turbamento per la satira che accenni o a malvagità o a volgarità! Le sue deturpazioni sono la personificazione dell'ameno. Chi è mai arrivato, e potrà mai arrivare come lui alla semplificazione artistica del segno? (Parte seconda, pp. 135-136)
 
*Se il caricaturista del ''Guerin Meschino'' e di ''Ars et Labor'' {{NDR|Amero Cagnoni}} spinse il suo profondo acume nella satira della cosa, [[Enrico Sacchetti]] si diede tutto a quella dell'individuo. Egli ha voluto accoppiare le due qualità opposte di riproduttore fedele e di creatore, e vi è riuscito in modo mirabile. (Parte seconda, p. 146)
 
*Chi, a vedere il Sacchetti, potrebbe credere che da lui così tutto raccolto scaturisse e si diffondesse tanta snellezza, tanta vivacità? Chi lo vede senza conoscerlo, è portato subito a giudicarlo una mezza caricatura lui medesimo in quella testa pallida di Cristo dai capelli spioventi sulle spalle misere e alte, dall'occhio dolce, dal sorriso leggermente sardonico, quasi di compassione. Niente affatto. Il Sacchetti porta i capelli lunghi perché il recarsi dal parrucchiere gli è di fastidio, come di fastidio il mangiare, il vestirsi, il camminare. Io credo che egli sia nottambulo, perché alla sera, una volta entrato in un caffè, non trovi più la via di uscirne. Quivi egli sbriga la poca corrispondenza, o sonnecchia. Il fastidio più grande della sua vita è certo l'esercizio dell'arte sua: la risoluzione di prendere la penna in mano, e fissar su la carta quattro segni che gli assicurino il vivere per un paio di giorni, è sempre stato per lui vero martirio.<br>Preferirebbe digiunare. (Parte seconda, pp. 153-154)
 
*Enrico Sacchetti è uno de' più rapidi e più facili fabbricatori di caricature. Non gli è necessario lo studio sul vero dell'individuo: alcune fotografie gli sono sufficienti, e su quelle egli modella con una penetrazione psicologica, fisiologica, acuta, tutta sua, la caricatura, che riesce quasi sempre di una somiglianza perfetta, sempre una pregevole opera d'arte. Ma quando? Quando piace a lui: o meglio quando piace al bizzarro suo spirito. (Parte seconda, p. 156)
 
*Nella sua caricatura l'alterazione dei segni caratteristici passa in seconda linea, diventa a volte un semplice accessorio, a volte anche non vi entra che di sfuggita. Ciò che regna di solito nella caricatura del [[Augusto Majani|{{sic|Maiani}}]] è l'allegoria, ossia il tratto caratteristico morale della persona caricaturata. La caricatura per la caricatura non ha valore per lui, o ne ha ben poco: perché abbia ragione di essere, deve dir qualche cosa, parlare alla mente di chi la osserva. (Parte seconda, pp. 173-174)
 
*{{NDR|Augusto Maiani}} Pittore de' più egregi per la sobrietà del colorito, la castigatezza della forma e la elevatezza del concetto, prendendo a volte a pretesto gli antichi dei della Grecia, a volte gli antichi rapsodi, ch'egli traduce nelle notti stellate dei monti della sua Emilia, e avvolge di un sentimento soavissimo di poesia pastorale, specchio dell'anima sua buona, anche nella sua satira più mordace sa trasfondere quel non so che di riposato che fa pensare e ridere dolcemente. Non mai vedrete il lui la scapigliatura: non la capisce, non la sente; forse non la conosce neppure. (Parte seconda, p. 178)
 
*De' moderni caricaturisti il primo è senza dubbio [[Adriano Cecioni]], il forte e ribelle artista, a cui l'Italia deve: il gruppo della ''Madre'' che ispirò la magnifica poesia del Carducci; il ''Suicida'', opera mirabile per profondità di concetto in quel chiaro istinto di conservazione della vita e per arditezza di esecuzione in un tempo, in cui il convenzionalismo accademico afferrava anime e cervelli, e infestava pubblico e scuole; e finalmente il ''Putto col gallo'', mercé del quale s'acquistò in un attimo a Parigi fama di artista possente. (Parte terza, p. 289)
 
==Bibliografia==