Utente:Sun-crops/Sandbox: differenze tra le versioni

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:''After this, what is left for us to write?''<ref>{{en}} Citato in [[Mark Nepo]],''The Endless Practice. {{small|Becoming Who You Were Born to Be}}'', Simon and Schuster, New York, 2014, [https://books.google.it/books?id=LvRuAwAAQBAJ&lpg=PA237&dq=&pg=PA237#v=onepage&q&f=false p. 237].</ref>
*[...] [[Julien Green]] è il fauno della contraddizione.<ref name=fauno>Da ''[[https://www.ilgiornale.it/news/julien-green-vertigine-fulminea-scrittura-1386519.html Julien Green, la vertigine fulminea della scrittura]]'', ''ilgiornale.it'', 16 aprile 2017.</ref> ('''Davide Brullo''')
*''E salii l'arduo monte | fra burroni precipiti profondi; | e mi ventò alla fronte | la tempesta ; co' piedi vacillanti | salii, mi inerpicai; | discesi a valle per montare ancora, | e sempre avanti, sempre avanti andai | assetato di luce e di speranza. | Ma sempre ad ogni monte un altro monte | s'aderse , altera sfida; | sempre più lungi apparve l'orizzonte, | sempre più in alto si converse il cielo: | onde il mio cuore ancora si tormenta | inseguendo il suo sogno, | che ad ogni passo ognora s'insublima. | Avanti, o mia speranza, o mio desio; | su, verso l'erma cima! | Quel che fu un sogno un giorno, | un giorno arriderà per la tua pace. | In alto, o mia speranza , o mio desio!''<ref>''Excelsius'', in ''Oasi. {{small|Rime e ritmi giovanili}}'', prefazione di Guglielmo Della Rocca, Italica Editrice, Napoli, 1915. Citato in ''La civiltà cattolica. {{small|Pubblicazione periodica per tutta l'Italia.}}'', vol IV, anno 66°, Roma, 1915, [https://books.google.it/books?id=rXT_akD9sg8C&lpg=PA96&ots=xL7yF24ZCZ&dq=it&pg=PA97#v=onepage&q&f=false pp. 97-98].</ref> ('''Antonio Bacci''')
*La grandezza di [[Giardini di Versailles|Versailles]] consiste nella coerente applicazione di un ordine logico, dal quale non era permessa alcuna deviazione: si trattava di un'opera d'arte che esigeva obbedienza. Una tale opera può venir concepita ed eseguita una sola volta in una cultura. Essa lascia infatti i partecipanti esausti e bisognosi di cose più frivole. Il sollievo fu trovato nelle imitazioni dell'idea del giardino inglese (il jardin anglais), nei particolari rococò e negli ornamenti finto-cinesi (chinoiserie). Nel frattempo, in tutta Europa, gli aspiranti principi tentavano la loro Versailles. Pochi di questi autocrati avevano l'esatta concezione e nessuno la ricchezza di [[Luigi XVI]]°. Ciò non di meno essi lasciarono la loro impronta e godettero di principeschi giardini fantasticamente stravaganti.<ref>Da ''Il giardino ben arredato'', traduzione di Antonella Bortolin, Di Baio Editore, Milano, 1990, [https://books.google.it/books?id=4OtXL8MPuQwC&lpg=PA32&dq=&pg=PA32#v=onepage&q&f=false p. 32]. ISBN 88-7080-239-6</ref> ('''Michael Balston''')
*[...] la relazione tra ''jour'' e ''nuit'' non è soltanto d'opposizione, ma anche di inclusione. Non c'è bisogno di grandi conoscenze di psicanalisi per ravvisare nella notte un simbolo materno, simbolo di quel luogo materno, di quella notte delle viscere ove tutto inizia, e per vedere che l'amore per la notte è il ritorno alla madre, discesa verso le Madri, viluppo inestricabile d'istinto vitale ed attrazione mortale. Qui si rivela un ulteriore rovesciamento nella dialettica del giorno e della notte, giacché se il giorno dominatore è, nel pieno del suo splendore, la vita, la notte femminea è, nella sua profondità abissale, vita e morte insieme: è la notte che ci dà alla luce, è la notte che ce la riprenderà.<ref>Citato in