Julien Green: differenze tra le versioni

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*È un capolavoro del demonio quello di poter gettare la morte nei cieli e di far sì che gli uomini si uccidano a un'altezza dove lo sguardo non può raggiungerli. In [[Geremia]], leggiamo che la morte s'arrampicherà alle finestre, ma ecco che essa s'arrampica sopra le nubi; c'è un progresso. (dalla nota di diario del 14 agosto 1940, p. 23)
*La ricompensa dei [[libro|libri]] sta nel fatto d'esser letti. Niente di più triste che una biblioteca piena di libri le cui pagine non sono nemmeno sfogliate, le cui rilegature disseccate reclamano tristemente la carezza delle mani, in mancanza della quale si screpolano, si spellano e si distaccano dal volume disonorato che non ha potuto dir nulla di ciò che sapeva e muore nell'oblio. (dalla nota di diario del martedì 20 agosto 1940, p. 24)
*La [[Bibbia]] contiene per ciascuno di noi un messaggio cifrato, La chiave è la fede a darcela. (4 settembre 1940)<ref name=sordi/>
*Nella parte alta del [[viso|volto]] sta l'uomo spirituale; nella parte bassa l'uomo carnale. Non si deve permettere alla parte bassa del volto di prevalere sulla parte alta, occorre sempre conservare e nutrire in fondo a se stessi una piccola parte del grande sogno universale, quello d'una perfezione inaccessibile. (dalla nota di diario di martedì 1° ottobre 1940, p. 33)
*Non vi furono mai se non [[Gli uomini si dividono in due categorie|due tipi d'umanità]] che io abbia capito davvero bene, il mistico e il dissoluto, perché tutti e due vanno agli estremi e cercano, l'uno e l'altro a suo modo, l'assoluto; ma dei due mi pare più misterioso il dissoluto, che non si stanca mai del piatto unico che gli viene eternamente servito dalla sua fame e del quale si ciba come se fosse sempre la prima volta. Dipende certamente da ciò se io sono stato sempre propenso a considerare un appetito smodato del piacere come una forma ammessa di demenza. (dalla nota di diario di giovedì 19 dicembre 1940, p. 45)
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*Noi entriamo tutti nella notte oscura ove non ci sarà nemmeno possibile vegliare su quest'anima nei monasteri, ma andremo a Dio come vengono inghiottite le acque dal gorgo vorticoso del [[Maelstrom|Maelström]]. Tutto è perduto, ma tutto è guadagnato. All'estremo punto della disperazione ricomincia la speranza che conduce sino alle stelle. (dalla nota di diario del 31 gennaio 1941, p. 53)
*Amare la [[Francia]], oggi, significa portare in sé una ferita che non si rimargina. Quello che le nazioni non sanno ancora, quello che esse sapranno, io spero, un giorno, è che nel nostro mondo la Francia è indispensabile. Non possiamo fare a meno di lei. Potremo, con l'aiuto del Cielo, fare a meno d'una certa Germania, ma i tesori spirituali della nostra civiltà sono conservati dalla Francia. (dalla nota di diario di giovedì 27 febbraio 1941, p. 60)
*I [[libro|libri]], estrema risorsa dell'esilio. Un libro è una finestra dalla quale si evade. (dalla nota di diario del 23 maggio 1941, p. 80)
*Viaggio in [[Virginia]]. Siamo partiti {{sic|l'altr'ieri}} da [[Baltimora]] per raggiungere la [[valle dello Shenandoah]]. Paesaggio che ricorda irresistibilmente certi capitoli della [[Bibbia]]: pace, dolcezza delle colline boscose dove il sole al tramonto versa una luce pensosa; a {{sic|piè}} dei monti, il fiume brilla come una grande lama deposta sull'erba delle praterie. [...] In questi orizzonti della Virginia, c'è una specie di ''maestà interiore'' che le parole non possono rendere. È lo scenario di [[Libro di Rut|{{sic|Ruth}}]] o degli ultimi capitoli del [[Pentateuco]]. Si vorrebbe poter tacere sempre, come i [[Cistercensi della stretta osservanza|Trappisti]], quando si guarda a queste vallate profonde dove i raggi color di rame sembrano cercare un rifugio contro la notte. (dalla nota di diario del 12 giugno 1941, pp. 84-85)
*[[Rilettura|Rileggere]] il proprio [[diario]] significa rovesciare la clessidra; la sabbia ridiscende, la sabbia è la stessa, la clessidra è la stessa, e tutto è diverso. (dalla nota di diario del 23 giugno 1941, p. 86)
*Quanto c'è di più profondo nel nostro pensiero rimane pressoché incomunicabile. A volte l'amore indovina, ma è privilegio dell'amore e soltanto dell'amore. Ecco il mezzo di cui Dio si serve per attrarci a sé, poiché lui è il solo che ci comprenda in maniera assoluta. [[Parlare]] a un uomo significa gettare un ponte sopra un abisso, ma dall'altra parte dell'abisso c'è una strada che prolunghi la linea del ponte? Molto di rado. (dalla nota di diario del 25 giugno 1941, pp. 90-91)
*Nel canto XI {{NDR|del [[Divina Commedia|Purgatorio]]}}, la parafrasi del ''Pater'' è d'una bellezza che ha del prodigioso; il linguaggio umano si eleva d'un tratto a un'altezza che noi non raggiungiamo più; si direbbe che la grazia {{sic|inebbrii}} tale linguaggio, ma d'un'ebbrezza divina che conserva tutta la sua lucidità. Manca a [[Dante Alighieri|Dante]] il balbettamento del mistico che esce dall'estasi; questo uomo cammina nell'azzurro come su una strada. (dalla nota di diario del 27 giugno 1941, p. 92)
*A [[Times Square]], lo spettacolo dell'attività dell'uomo raggiunge una specie d'irrealtà violenta. Si finisce per domandarsi se la gente sappia per davvero quello che fa. Sembra inutile andare a destra piuttosto che a sinistra, a sinistra piuttosto che a destra. Il movimento {{sic|rimestola}} quella moltitudine di teste e di corpi senza ragione apparente, senz'altra necessità che una specie d'istinto profondo che vuole questo rimescolio e questo vortice senza fine, nella stanchezza, nella grande stanchezza umana. (dalla nota di diario del 5 settembre 1941, p. 108)