Gabriele D'Annunzio: differenze tra le versioni

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*Ricordati di [[osare]] sempre.<ref>1918, dai ''Taccuini'', Mondadori; citato in [[Roberto Gervaso]], ''La volpe e l'uva''.</ref>
:''[[w:Memento audere semper|Memento audere semper.]]''<ref>Scritta durante il tragitto in mare da Venezia a Buccari. Desumendola direttamente dall'acronimo ''MAS'', il poeta intendeva rendere omaggio con tale frase allo strumento bellico denominato ''Motoscafo Anti Sommergibile'' – derivato dalla ''Motobarca Armata SVAN'' – in uso nella prima guerra mondiale. Questo tipo di imbarcazione sarà poi impiegato in maniera massiccia durante la seconda guerra mondiale. La scritta ''Memento Audere Semper'' è posta sull'edificio del Vittoriale degli italiani (a Gardone Riviera) che ospita il MAS 96, usato da Gabriele d'Annunzio durante la Beffa di Buccari. Ne ''La beffa di Buccari'' (1918) d'Annunzio scrive: «Non torneremo indietro. Memento Audere Semper leggo su la tavoletta che sta dietro la ruota del timone: il motto composto poco fa, le tre parole dalle tre iniziali che distinguono il nostro Corpo {{NDR|MAS}}. Il timoniere ha trovato subito il modo di scriverle in belle maiuscole, tenendo con una mano la ruota e con l'altra la matita. Ricordati di osar sempre».</ref>
*''[[Roma]] nostra vedrai. La vedrai da' suoi colli: | dal Quirinale fulgido al Gianicolo, | da l'Aventino al Pincio più fulgida ancor ne l'estremo | vespero, miracol sommo, irraggiare i cieli... | Nulla è più grande e sacro. Ha in sé la luce d'un astro. | Non i suoi cieli irragia solo, ma il mondo, Roma''.<ref>daDa ''Elegie Romane'', ''Congedo'', L'Oleandro.</ref>
*Si vive per anni accanto a un [[uomo|essere umano]], senza vederlo. Un giorno, ecco che uno alza gli occhi e lo vede. In un attimo, non si sa perché, non si sa come, qualcosa si rompe: una diga fra due acque. E due sorti si mescolano, si confondono e precipitano.<ref>Da ''Il ferro'', Treves.</ref>
*''Siamo trenta d'una sorte, | E trentuno con la morte. | Eia, l'ultima! Alalà!''<ref>Da ''Canzone del Quarnaro'', in "La Beffa di Buccari con aggiunti la Canzone del Quarnaro, il Catalogo dei Trenta di Buccari", Milano, 1918.</ref>
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*{{NDR|[[Henry de Montherlant]]}} Un poeta di gran razza.<ref>Citato in Félicien Marceau, ''Equilibrio dello spirito in un classico moderno'', ''La Fiera Letteraria'', anno VI, n. 45, 25 novembre 1951, p. 3.</ref>
*Una bella donna è mille volte più attraente quando esce dalle braccia di Morfeo che dopo un'accurata toilette.<ref>Da ''Memorie scritte da lui medesimo'', XV.</ref><ref name=sordi>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref>
*[[Violante (Tiziano)|Violante]]! Vanita la favola che la voleva figliuola di Jacomo e amica di [Tiziano], ella non è se il nome di un incendio, o meglio il nome di una stagione ardente e ambrata intra Fusina e Murano. Il riflesso della sua bellezza nell'arte del Palma e del Vecellio si propaga di tavola im tavola, di tela in tela.<ref>Da ''La violante dalla bella voce'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1970, p. 37.</ref>
*''Vittoria nostra non sarai mutilata. Nessuno può frangerti i ginocchi né tarparti le penne. Dove corri? dove sali?''.<ref>Da ''Vittoria nostra, non sarai mutilata'', v. 63.</ref>
*{{NDR|Su [[Francesco Saverio Nitti]]}} Voi vi lasciate mettere sul collo il piede porcino del più abietto truffatore che abbia mai illustrato la storia del canagliume universale. Qualunque altro paese, anche la Lapponia, avrebbe rovesciato quell'uomo.<ref>Da una lettera a [[Benito Mussolini]]; citato in Renzo De Felice, ''Mussolini: Il rivoluzionario'', Einaudi, Torino, 1965, p. 560.</ref>