Primo Levi: differenze tra le versioni

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Mauro Lanari (discussione | contributi)
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===Citazioni===
*Non era semplice la rete dei rapporti umani all'interno dei Lager: non era riconducibile ai due blocchi delle vittime e dei persecutori. […] L'ingresso in Lager era invece un urto per la sorpresa che portava con sé. Il mondo in cui ci si sentiva precipitati era sì terribile, ma anche indecifrabile: non era conforme ad alcun modello, il nemico era intorno ma anche dentro, il «noi» perdeva i suoi confini. (p. 25)
*È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. (Einaudi tascabili, ''Conclusione'', p. 164)
*È ingenuo, assurdo e storicamente falso ritenere che un sistema infero, qual era il nazionalsocialismo, santifichi le sue vittime: al contrario, esso le degrada, le assimila a sé, e ciò è tanto più quanto più esse sono disponibili, bianche, prive di un'ossatura politica o morale. Da molti segni, pare che sia giunto il tempo di esplorare lo spazio che separa (non solo nei Lager nazisti!) le vittime dai persecutori. (p. 27)
*In secondo luogo, ed a contrasto con una certa stilizzazione agiografica e retorica, quanto più è dura l'oppressione, tanto più è diffusa tra gigli oppressi la disponibilità a collaborare con il potere. (p. 30)
*Chi diventava Kapo? Occorre ancora una volta distinguere. In primo luogo, coloro a cui la possibilità veniva offerta, e cioè gli individui in cui il comandante del Lager o i suoi delegati (che spesso erano buoni psicologi) intravedevano la potenzialità del collaboratore: rei comuni tratti dalle carceri, […] Ma molti, come accennato, aspiravano al potere spontaneamente: lo cercavano i sadici […]. Lo cercavano i frustrati […] Lo cercavano, infine, i molti fra gli oppressi che subivano il contagio degli oppressori e tendevano inconsciamente ad identificarsi con loro. (p. 33)
*Non so, e non mi interessa sapere, se nel mio profondo si annidi un assassino, ma so che vittima incolpevole sono stato ed assassino no; so che gli assassini sono esistiti, non solo in Germania, e ancora esistono, e che confonderli con le loro vittime è una malattia morale o un vezzo estetistico o un sinistro segnale di complicità; soprattutto, è un prezioso servigio reso (volutamente o no) ai negatori della verità. […] Rimane vero che, in Lager e fuori, esistono persone grigie, ambigue, pronte al compromesso. La tensione estrema del Lager tende ad accrescerne la schiera. (p. 35)
*La vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa. (p. 55)
*I "salvati" del [[Lager]] non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l'esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della "zona grigia", le spie. Non era una regola certa (non c'erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti. (p. 63)
*È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. (Einaudi tascabili, ''Conclusione'', p. 164)
*Non esistono problemi che non possano essere risolti intorno a un tavolo, purché ci sia volontà buona e fiducia reciproca: o anche paura reciproca, [...] (Einaudi tascabili, ''Conclusione'', p. 151165)
*Che «il [[Gulag]] fu prima di [[Auschwitz]]» è vero; ma non si può dimenticare che gli scopi dei due inferni non erano gli stessi. Il primo era un massacro fra uguali; non si basava su un primato razziale; non divideva l'umanità in superuomini e sottouomini; il secondo si fondava su un'ideologia impregnata di razzismo. Se avesse prevalso, ci troveremmo oggi in un mondo spaccato in due, «noi» i signori da una parte, tutti gli altri al loro servizio o sterminati perché razzialmente inferiori. (EinaudiEdizione tascabiliampliata, cap. ''Il buco nero di Auschwitz'', p. 159)
*È bensì vero che nel Gulag la mortalità era paurosamente alta, ma non era per così dire un sottoprodotto {{NDR|come nei lager nazisti}}, tollerato con cinica indifferenza: lo scopo primario, barbarico quanto si vuole, aveva una sua razionalità, consisteva nella reinvenzione di economia schiavistica destinata alla «edificazione socialista». (EinaudiEdizione tascabiliampliata, cap. ''Il buco nero di Auschwitz'', p. 160)
 
==''Il sistema periodico''==
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==Citazioni su Primo Levi==
 
* Da quel passo se ne vede un altro che sta proprio di fronte, e che è il luogo dove Primo Levi fu arrestato quello stesso inverno. Era il 13 dicembre del '43. Primo amava queste montagne: quassù assaggiò la "carne dell'orso" col suo amico Sandro, che è "il sapore di essere forti e liberi, liberi anche di sbagliare, e padroni del proprio destino", quassù fece per tre mesi il partigiano e fu catturato in un rastrellamento, quassù continuò a tornare anche dopo il lager. ([[Paolo Cognetti]])
 
*È la completezza. Con lui si impara a leggere, scrivere, parlare. Levi insegna una lingua e quella lingua esprime qualcosa che non è solo vicenda, ma ventaglio di strumenti. ([[David Bidussa]])
*Ebbene – afferma Levi – gli studi chimici universitari e la lunga professione di chimico industriale hanno dotato il suo scrivere di strumenti che agli altri scrittori mancano. L'ascoltino quegli scienziati i quali si danno artificiosamente a coltivare terreni sull'altra sponda del sapere. ([[Gianni Fochi]])
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*Primo Levi, ''Ad ora incerta'', Garzanti, 1984.
*Primo Levi, ''L'altrui mestiere'', Einaudi, Torino, 1985.
*Primo Levi, ''I sommersi e i salvati'', Einaudi tascabili, Torino, 19911986. ISBN 8806126954
*primo Levi, ''[https://archive.org/details/PrimoLeviISommersiEISalvati I sommersi e i salvati]'', Einaudi tascabili, Torino, 1991, edizione ampliata.
*Primo Levi, ''Racconti e saggi'', Edizioni La Stampa, Torino, 1986.
*Primo Levi, ''L'ultimo natale di guerra'', Einaudi, Torino, 2000.