Oreste Del Buono: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su [[Edilio Rusconi]]}} Il duro lavoro di tutti questi anni, la creazione di un gruppo multieditoriale, non hanno di sicuro attenuato la forza di volontà e la capacità di esercitare il potere.<ref name= Rusconi>Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1054_04_1981_0284_0005_22817060/ Dopo i grandi settimanali Rusconi torna al primo amore: i libri]'', ''Tutto libri'', 19 settembre 1981.</ref>
*Il [[neorealismo]] è morto definitivamente, l'ha ucciso la televisione, né mai lo resusciteranno quei giovanotti presuntuosi e senza talento che osano definirsi neorealisti.<ref>Da un'intervista a ''Sabato''; citato in Piero Soria, ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,18/articleid,0801_01_1993_0243_0018_11276098/ Il neorealismo è morto]'', ''La Stampa'', 5 settembre 1993.</ref>
*{{NDR|Su [[Rosalia Maggio]] in [[Da Storia nasce Storia|Da storia nasce storia]]}} La confessione di Rosalia incrementa prodigiosamente gli ascolti di Raitre di domenica 10 novembre 1991. Un grande successo, ma, come sempre accade con i grandi successi, anche il fiorire di dubbi accanto all'ammirazione. Dubbi, certo, non sulla recitazione appassionata di Rosalia Maggio, ma sulla sua sincerità, ovvero sulla veridicità del non fatto confessato. Del resto, qualche dubbio aveva sfiorato anche [[Ottavio Rosati]], nel corso della realizzazione dello [[psicodramma]]. Così aveva provocato l'eterna guagliona, rinfacciandole il miracolo drammaturgico contemplato in ''Filumena Marturano'' {{NDR|La commedia di [[Eduardo De Filippo|Eduardo De Filippo]]}}, per cui [[Titina De Filippo]] nei panni dell'ex prostituta risulta salvata e allontanata dalla tentazione dell'aborto, grazie alla Madonna delle Rose, venerata nell'edicola votiva di un vicolo di Napoli. La risposta di Rosalia all'amico era stata, però, veemente: ''Ma che me fotte a me di Filumena Marturano?'' '''[...]''' Quando affida ai microfoni questa confessione, Rosalia ha settant'anni, ma si sente guagliona come sempre. ''Mia sorella ha avuto una grande sventura, quella di essere bella. È una vera fregatura, perché in vecchiaia non ti rassegni. Io ho lasciato il teatro al momento giusto. Lei vorrebbe insistere e fa male...'' sentenzia l'ultraottantenne [[Pupella Maggio]] nel suo affascinante libro ''Poca luce in tanto spazio'' (Grassetti editore, 1995)<ref>''Quando Papa Giovanni miracolò Rosalia Maggio'', La Stampa, 16 Marzo 1996</ref>.
*L'agente speciale Cooper si muove tra il passato di Laura e il presente delle sue amiche e amici e di tanti altri, tutti a Twin Peaks, con le sue contraddizioni, il suo aspetto da bravo ragazzo stolido e la sua acuta sensibilità quasi morbosa di conoscitore dell'animo umano. È veramente una sorpresa nella narrativa gialla tendente al nero degli ultimi tempi. Via via che gli sfilano davanti i possibili colpevoli, l'agente speciale Cooper è capace di riconoscerne l'innocenza, non quella generale, ma quella specifica, quella concernente il delitto su cui s'indaga e la trasgressività che costituisce la specialità di [[David Lynch]] si afferma maggiormente nel baluginare qua e là di una positività a sorpresa, quasi a tradimento. «[[I segreti di Twin Peaks]]» è narrato molto bene, senza il minimo tentativo di forzatura realistica. Come, del resto, le altre opere di David Lynch manierista a volte sublime. È una favola dell'orrore inevitabile contenuto in un agglomerato umano.<ref name=twin/>
*Nel 1841 Poe aveva cominciato a leggere un romanzo di [[Charles Dickens|Dickens]], che conteneva tra l'altro la narrazione di un crimine misterioso: alle prime pagine, aveva subito capito l'enigma; riflettendo sul metodo da lui seguito, aveva scoperto contemporaneamente le regole dell'inchiesta poliziesca e quelle della narrazione poliziesca.<ref name=eap/>
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*Si sa che è praticamente impossibile che due amanti si amino allo stesso modo. Nella più indissolubile delle [[coppia|coppie]] è rarissimo che l'indissolubilità risulti da un reciproco e paritetico sforzo. C'è sempre uno che s'impegna e un altro che corrisponde o acconsente, si lascia coinvolgere o almeno trascinare.<ref name=amorineri/>
*{{NDR|Su [[Ottavio Rosati]]}} Una volta partiti i motori delle telecamere, nello studio attrezzato dalla Rai in un locale della collina di Superga un giorno di un freddissimo maggio torinese [...] Rosalia entrò nella parte per il suo psicodramma. A Rosalia importava poco, per la verità, l'aspetto scientifico del lavoro al quale era stata chiamata da Rosati, anzi da "Ottavio" come, con affettuosità napoletanamente azzeccosa sin dai primi contatti chiama abitualmente il regista-psicologo. Si è solennemente impegnata ad essere sincera, ha finanche giurato in tal senso "sulle anime benedette di papà e di mamma"', sottolineando che "i Maggio sono gente d'onore", portando simultaneamente una mano sul petto. Come in un finale di sceneggiata.<ref>Da ''Quando papa Giovanni miracolò Rosalia Maggio'', ''La Stampa'', 16 marzo 1996.</ref>
 
{{Int|Da ''Vita, morte e miracoli di un battutista''|Prefazione a [[Marcello Marchesi]], ''Il malloppo'', postfazione di [[Guido Clericetti]], Bompiani, Milano, 2013, pp. 7-15. ISBN 88-587-6275-4}}
*[[Marcello Marchesi]] è uno di quegli italiani che ha conciliato Milano e Roma, non patendone l'antiteticità, ma, anzi, alimentandosene. (p. 9)