Rainer Maria Rilke: differenze tra le versioni

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*''Chi mai, s'io grido, m'udrà delle schiere celesti? | E d'improvviso un [[angelo]] contro il suo cuore m'afferri, – | io svanirei di quel soffio più forte. Ché il [[bellezza|bello]] | è solo l'inizio del tremendo, che noi sopportiamo, | ancora ammirati perché sicuro disdegna | di sgretolarci. Sono gli angeli tutti tremendi''.<ref>Da ''Prima elegia'', p. 39.</ref>
*''Scendesse ora l'arcangelo, il pericoloso, dagli astri | solo un passo a noi incontro: – battendo | alto abbatte noi il nostro cuore. Chi siete? || Primi perfetti, favoriti voi del creato, | gioghi di colli, crinali all'aurora purpurei | dell'universo novello – polline della fiorente | divinità, voi membra della luce, scale, ànditi, troni | spazi d'essere, scudi voi di delizia, tumulti | di tempestoso tripudio e d'improvviso | specchi voi, solitari, cui la scaturita bellezza | rifluendo perenne ripullula nel proprio viso.''<ref>Da ''Seconda elegia'', p. 51.</ref>
*''La creatura è tutta una pupilla | sull'Aperto. Ma noi come riversi | abbiamo gli occhi e tesi come reti | intorno al suo libero varco. A noi | quanto esiste nel mondo si rivela | solo nel calmo volto d'animali; | poi che il fanciullo tenero volgiamo | noi indietro a riguardare le figure, | non l'Aperto, profondo nella faccia | dell'animale. Libero da morte. | La morte solo noi vediamo; | sempre ha l'animale dietro a sé la fine | e a sé davanti Iddio: nel suo cammino | va, come vanno i fonti, nell'eterno.''<ref>Da ''Ottava elegia'', p. 115.</ref>
*'' ''Qui'' siamo noi forse per dire: casa, | ponte, fontana, porta, mandorlo, brocca, finestra, | al più: colonna, torre... ma ''dire'', | oh ''così'' dire come le cose stesse nell'intimo | mai s'immaginarono. Forse non è l'astuzia segreta | di questa muta terra, quando gli amanti sì preme, | che ogni cosa, nell'animo loro, ogni cosa s'incanta? || Soglia: che è mai per due | innamorati consumare anche un poco | la vecchia soglia di casa, dopo i molti di prima, | anch'essi, e prima di quanti verranno poi, lievemente. || ''Qui'' delle cose ''dicibili'' è il tempo, è ''qui'' la patria.''<ref>Da ''Nona elegia'', p. 125.</ref>
*''Ma se in noi destano un simbolo, i [[morte|morti]] senza mai fine | ai penduli amenti del vuoto avellano | essi accennano, o forse alla pioggia | che nella terra buia precipita di primavera. || E noi, che pensiamo a una felicità ''saliente'', | il tremito commoverebbe, | che quasi ci abbatte, | se ''cade'' un evento felice.''<ref>Da ''Decima elegia'', p. 143.</ref>