Raffaello Barbiera: differenze tra le versioni

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==''Il salotto della contessa Maffei''==
===[[Incipit]]===
Il salotto di [[Clara Maffei]], nata contessa Carrara-Spinelli, durò mezzo secolo a Milano, e per questo tempo rimase il salotto più celebre di tutta Italia. Per cinquantadue anni, fu il centro di riunione di patrioti, letterati e artisti italiani, e degli stranieri illustri che visitando la nostra penisola, passavano per Milano.<br>L'influenza, esercitata dal salotto Maffei nel decennio dal 1849 al 1859 nei destini di Lombardia e possiamo dire d'Italia, non va trascurata. La sua patriottica irradiazione si diffuse oltre i limiti di Milano e della Lombardia, si diffuse in altre regioni italiane; e vi portò la parola d'ordine che ben presto divenne fatto. Anche fuori d'Italia, specialmente a Parigi, che pur vanta nella sua storia politica, letteraria e galante, salotti famosissimi, il nome di Clara Maffei era conosciuto e ripetuto con reverente simpatia: ''le salon Maffei'' veniva citato alle Tuileries come ritrovo d'uomini d'alta tempra sul cui senno e sul cui {{sic|ajuto}} il grande statista del nostro risorgimento, Camillo Cavour, contava con fiducia. Non si tratta, adunque, d'un salotto provinciale, bensì d'un salotto degno d'una metropoli. <!--(cap. 1I, p. 1)-->
 
===Citazioni===
*{{NDR|Clara Maffei}} La sua potenza consisteva nell'arte, così ardua, di ricever bene, di riunire nobili elementi; di esser centro d'un ordine d'idee civili, liberali, senza farne mostra. Nessuna ostentazione nessuna posa, nessuno sforzo in lei: sembrava nata per ricevere, per guidare una conversazione eletta, per {{sic|ispegnere}} subito abilmente gli attriti, che nel calore delle discussioni possono insorgere. Era gentildonna nell'aspetto, nel discorso, nella delicata vivacità, nella scioltezza, nel gesto, nell'anima, e nella finezza colla quale sapeva porre ogni nuova persona presentata in grado di trovare ben presto nel salotto un compagno di attitudini, di gusti, di {{sic|studii}}, un concittadino, un amico. (cap. 1I, pp. 2-3)
 
*Fra le amiche più ammirate da [[Honoré de Balzac|Balzac]], va annoverata certo la contessa Clara Maffei. Non è credibile che la contessa Maffei, appena vide Balzac salire per la prima volta le sue scale, gli sia volata incontro e, quasi inginocchiatasi, abbia esclamato: "J'adore le génie!" Ciò fu detto e si ripete; ma la Maffei possedeva troppo il senso della misura per abbandonarsi a queste esagerazioni. (cap. 4IV, p. 49)
 
*Ampia la fronte, animato penetrante lo sguardo, il capo leggermente inchinato, lievemente ironico il sorriso, il marchese [[Anselmo Guerrieri Gonzaga|Guerrieri-Gonzaga]] univa insieme, al pari di tanti patrioti rivoluzionarii, il sentimento cavalleresco verso la dama e il culto della patria. Urbano il suo frizzo, innocente il suo madrigale, pronta la cortesia. Nessuno scrisse tanti versi in omaggio a Clara Maffei come il Guerrieri. A ogni anniversario onomastico della dama gentile, le offriva poesie su bella carta a ricami e colorata. (cap. 4IV, p. 153)
 
*La memoria e l'erudizione svariatissima e sicura di [[Cesare Giulini della Porta|Cesare Giulini]] erano prodigiose. Studii speciali aveva compiuti nella scienza diplomatica e nella storia delle più celebri famiglie d'Europa ch'egli conosceva nei particolari più minuti. Quanti aneddoti raccontava in casa Maffei, masticando distrattamente qualche lettera che si toglieva di tasca! Le sue distrazioni rimasero famose alla pari della sua erudizione. Una sera discorrendo, masticò una lettera dai grossi suggelli di ceralacca, e avrebbe tutto inghiottito se gli ascoltatori non l'avessero pregato di risparmiarsi quel pasto. (cap. 10X, p. 155)
 
*A [[Carlo De Cristoforis]], la natura concesse un singolare accoppiamento di facoltà, {{sic|poich'egli}} discorre colla stessa competenza di cose militari e sul credito. (cap. 11XI, p. 166)
 
*In quel ricevimento del primo anno dell'indipendenza<ref>1861.</ref>, emergeva il conte Cesare Giulini della Porta, del quale si narrava un nuovo recente servigio reso alla causa nazionale. Alla vigilia della guerra<ref>Seconda guerra d'indipendenza del 1859.</ref> egli andò a Corsico<ref>Comune dell'attuale città metropolitana di Milano.</ref>, e là, {{sic|ajutato}} dalla sua potente memoria, notò {{sic|tutt'i}} reggimenti austriaci che passavano; quindi poté mandare in Piemonte precise notizie delle truppe nemiche. Cavour, convinto più sempre del singolar valore di lui, si affrettò ad offrirgli una prefettura, un'ambasciata, un portafogli; ma egli, modesto, rifiutò tutto. Il 19 novembre 1862, a soli quarantasette anni, il Giulini moriva, con acerbissimo dolore degli amici del salotto Maffei, che nei giorni più ardui {{sic|aveano}} trovato in lui un ispiratore e una guida sapiente. (cap. 14XIV, p. 241)
 
*Incontriamo in casa Maffei il poeta civile più acclamato, il poeta alla moda, il prediletto delle signore: [[Aleardo Aleardi]]. A prima vista, egli poteva essere scambiato per un tenore di grazia, ma appena apriva bocca, si comprendeva che per fortuna era ben altro. Egli splendeva in quel tempo, nello zenit della sua gloria e de' suoi teneri affetti. E quanti, troppi, teneri affetti!... Come il Gazzoletti<ref>Antonio Gazzoletti (1813–1866), giurista e poeta italiano.</ref> scriveva alla Maffei, egli s'innamorava ogni giorno; ma non era mai pago de' propri idoli. Anima non volgare, anelando all'ideale, sperava, al pari del Raffaello del suo idillio gentile, di trovarlo in questa valle di delusioni:<div align=center>Onde questa mi piovve insaziata<br>Ansia d'un bello che non trovo in terra?</div> (cap. 16XVI, p. 255)
 
*Quando {{NDR|nel salotto della contessa Maffei}} la [[Teresa Stolz|Stolz]] si decideva a cantare, era una festa. Ella lanciava sulla folla elegante le sue note vibrate come squilli. Nel "Pace, o gran Dio!" della ''Forza del {{sic|Destino}}'', {{sic|commoveva}} persino i matematici. (cap. 19XIX, p. 305)
 
==''Verso l'ideale''==