Stefano Liberti: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Stefano Liberti==
*Questo libro non parla di trafficanti e di scafisti. O meglio, ne parla solo in misura marginale. E non perché queste figure non esistano. Ma perché non sono loro il nocciolo della questione. Loro non sono altro che un sottoprodotto delle rotte migratorie, che si viene a definire a partire da uno specifico bisogno: quello della mobilità e della crescita personale che spinge migliaia di donne e di uomini a cercarsi un futuro e un altrove e a sfidare le sempre più articolate misure di contrasto attuate dagli stati del Nord. (p.10)
*Nel corso degli anni, la [[frontiera]] europea è andata moltiplicandosi in una panoplia di sottofrontiere. Come una cipolla, la fortezza si è coperta di diversi strati: c'è il nucleo dei paesi di Schengen, all'interno dei quali si circola liberamente; ci sono gli aspiranti Schengen, i membri dell'Unione sotto osservazione, ancora non ammessi nel club esclusivo della libera circolazione. E ci sono poi i paesi della prefrontiera: l'Ucraina, il Marocco, la Libia, la Turchia. A questi, con politiche diverse, Bruxelles promette aiuti e fondi. Con questi firma accordi di vario tipo, chiedendo in cambio di svolgere per lei i compiti più sgradevoli: bloccare i flussi, respingere gli immigranti con ogni mezzo. L'obiettivo non dichiarato è creare un cordone sanitario, una zona grigia talmente estesa e poco vivibile che la meta diventa irraggiungibile, che il gioco finisce per non valere più la candela. È in questi paesi, nei ghetti che si trasformano in parcheggi per uomini in transito, che spesso gli immigrati si ritrovano bloccati, ad accarezzare un'idea d'Europa del tutto immaginaria ma che per loro diventa una fissazione.<ref>Da ''A Sud di Lampedusa. {{small|Cinque anni di viaggi sulle rotte dei migranti}}'', Minimum Fax, Roma, 2011, p. 184.</ref>