Giorgio Manganelli: differenze tra le versioni

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*Il signor [[Giampaolo Barosso|Barosso]] ha tuttavia il senso infallibile del superfluo, che è l'anima del lusso. Egli sa che la parola da gioielliere raccoglie sotto la sua bandiera innumeri particolari, minuti, pittoreschi, affascinanti. Ad esempio, quel «guerriero etrusco» potrebbe essere celibe, bilingue, blasfemo, daltonico. Una parola così la si può usare una volta al secolo, e non si vende a rate. Il signor Barosso non l'ha messa nel ''Dizionarietto'' perché è un avaro. uno scedardo e, senza offesa, scazzeggia. (p. 40)
*[[Piero Camporesi|Camporesi]] è lettore malizioso di testi secenteschi, e anche, direi, scrittore di testi di quel secolo. E fra quei testi, predilige i predicatori, i naturalisti, descrittori barocchi di una natura barocca, i medici, i cronisti; questi ultimi perché mescolano la vocazione dei cronisti della «nera» – nel senso attuale – e degli agiografi devoti di miracoli e mostruosità. (p. 81)
*L'[[amor cortese]] si fonda su quattro regole essenziali: l'umiltà definisce la condizione propria al servo d'Amore nei confronti della sua dama; si esige pertanto differenza di grado; infatti, ove tale differenza non sussistesse, ci troveremmo in tutt'altro sistema; come annota il pio manualista amoroso Andrea Cappellano, su femminetta di minor rango, «si locum opportunum inveneris», non sarà disdicevole al nobile cavaliere far ricorso ad una «modica coatio»; umiltà è tributo alla cortesia di cui la dama è custode e interprete, e che ella impone con tenero, irresistibile sadismo; o poiché non esiste interpretazione autentica della cortesia se non quella appunto della dama, non si daranno imperativi a quella estranei o superiori, ed anche l'atto codardo, il disonore, diventa onirevole quando imposto dalla dama. (p. 94)
*Ma vi è dell'altro. L'[[amor cortese]] è in primo luogo adultero. Agli antichi, questa idea dell'amor coniugale, tra marito e moglie, semplicemente non era mai venuta in mente; al più, ne avevano ricavato fantastiche fabelle arcadiche. L'amore, fosse libidinoso e dionisiaco furore, non ha nulla a che fare con la bella e funzionale istituzione sociale del matrimonio. (pp. 94-95)
*I documenti di cui il [[Menocchio]] fu sottoposto ed una paziente, poliziesca indagine tra i libri, i documenti, le testimonianze di quel secolo religiosamente sconvolto consentono di tracciare un profilo, contraddittorio e faticoso, ma quanto intenso, di questo mugnaio, filosofo «villano», ostinato a indagare il mondo con quel suo cervello accanito e fantasioso, di poche letture, di nessuna speranza terrena; una figura solitaria, che alla fine, capisce che la sua ostinazione a pensare lo condurrà alla morte, che tuttavia non sembra vivere con la superbia del martirio per la verità. (pp. 104-105)
*Il [[Menocchio]], questo mugnaio vestito, come usano quelli del mestiere, di panni bianchi, è un uomo perseguitato da una disperata volontà di filosofare del mondo; una sorta di selvatico cruccio mentale, che lo fa irto e aggrovigliato nel discorso, ma che gli dà una piagata nobiltà di essere pensante, ignota ai suoi colti, ironici inquisitori, i vicari del vescovo, gli uomini del [[papa Clemente VIII]], i minuziosi sicari dell'ortodossia. (p. 105)