Mario Tobino: differenze tra le versioni

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Freddy84 (discussione | contributi)
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*Che alcuni giovani scrivano delle poesie anche questo è un mistero. Potrebbero sorridere a chi gli vuol bene, amare il proprio mestiere, essere cittadini benvoluti e rispettati, e , invece, per questa poesia, occhi cerchiati di febbrile amore, gioia smodata e tristezze ignote, smanie di non si sa che cosa, sogni e sogni che s'imbrogliano: disperato inutile te cercare o poesia, abbandonando la realtà.
*[...] sembra un'ingiustizia osservare come gli scienziati, gli uomini dotti in genere, si preoccupino tanto per ricercare le cause delle malattie, per scoprire le origini, le leggi, per trovare tante belle notizie, che poi trovano, ma non si preoccupano per nulla del fatto che tanti disgraziati fanno le poesie.
*Se l'uomo non si illudesse di essere un individuo ammirevole dovrebbe nel momento che è per afferrare una qualsiasi cosa rimanere sempre con la mano tremante, dubitosa, nel mezzo dell'aria e dire: La prendo o non la prendo? Faròbene oppure no? - e eternamente non farebbe mai nulla.
*Ci sono delle pagine che puzzano di vino, delle pagine dove c'è la sera, lenta; altre pagine sono notturne nelle quali i pipistrelli battono le ali.<br>Il figlio del farmacista cammina a notte alta tra erbe scomposte, a ciuffi lunghi e ispidi.<br>Si è che il figlio del farmacista da un pezzo beve, si ubriaca: la solitudine vi conduce.<br>Gli imbecilli hanno tutti lo stesso cappello, sia esso lungo o basso, nero o bianco, ogni loro cappello ha il senso dell'imbecillità.<br>Così ogni ubriacatura dà la pasta dell'uomo che la sostiene. Del resto con l'alcool si passano le ore, ci si diverte a contemplare la nostra natura, i ricordi, dai quali si possono trarre gli scopi, la conclusione del perché del nostro vivere; vengono fuori qualità e vizi che non si pensava avessero tali radici radicate.
{{NDR|Mario Tobino, ''Il figlio del farmacista'', Oscar Mondadori, 1983.}}