Ryszard Kapuściński: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Citazioni di Ryszard Kapuściński: Aggiunti traduttore, che è un dato indispensabile e luogo.
→‎Citazioni: fix typo, testo.
Riga 48:
*Il nostro mondo, in apparenza globale, in fin dei conti non è che un pianeta con migliaia e migliaia delle più svariate province che non si incontrano mai. Girare il mondo significa passare da una [[provincia]] all'altra, ognuna delle quali è una solitaria stella che brilla per conto proprio. Per la maggior parte delle persone che vi abitano il mondo reale finisce sulla soglia di casa, al limite del villaggio, tutt'al più al confine della vallata. Il mondo che sta oltre è irreale, insignificante e addirittura inutile, mentre quello che hanno sottomano e sotto gli occhi assurge alle dimensioni di un grande cosmo oscurante tutto il resto. Spesso gli abitanti di un luogo e chi viene da lontano hanno difficoltà a trovare un linguaggio comune, poiché ognuno di loro guarda il posto da un'ottica diversa: chi viene da fuori usa un grandangolare, che rimpicciolisce l'immagine ma allarga l'orizzonte, mentre la persona del posto ha sempre usato il teleobiettivo, se non addirittura il telescopio, che ingigantisce i minimi dettagli.
*Mentre nei sistemi hitleriani e staliniani la morte era inferta da carnefici di istituzioni specializzate come le SS o l'Nkvd e il delitto era affidato ad apposite formazioni operanti in luoghi segreti, in Ruanda si voleva che la morte venisse inferta da tutti, che il crimine fosse il prodotto di un'iniziativa di massa e, per così dire, popolare; un cataclisma naturale collettivo dove tutte le mani indistintamente si immergessero nel sangue di gente considerata nemica dal regime. (p. 160)
*Se mi muore una persona cara, mi brucia la casa, crepa la vacca, mi contorco dai dolori o giaccio impotente, stremato da un attacco di malaria, so perfettamente che cosa è accaduto: qualcuno mi ha gettato un malefizio. Quindi da solo, se ne ho la forza, o altrimenti con l’aiutol'aiuto del villaggio e del clan, comincio a ricercare lo stregone responsabile. Questi, ''ex definitione'', deve vivere e operare altrove, in un altro villaggio, in un altro clan o tribù. La nostra moderna sospettosità e ostilità verso l’[[Alterità|Altro]], verso il Diverso proviene proprio dal timore dei nostri bis-bisavoli che vedevano nell’Altronell'Altro, nell’Estraneonell'Estraneo un portatore di male, una fonte di disgrazie. Dolori, incendi, epidemie e siccità non sorgono spontaneamente dal nulla: deve per forza esserci stato qualcuno a portarli, a infliggerli, a diffonderli. Ma chi? Non certo i miei, i nostri, tutta gente fidata: la vita àè possibile solo tra persone buone, e io sono vivo. Dunque i colpevoli sono gli Altri, gli Estranei. E così, cercando di vendicare i torti e le sconfitte subite, entriamo in conflitto con gli altri, ci facciamo guerra. Insomma, quando capita una disgrazia la sua causa non sta in noi, ma altrove: fuori della nostra comunità, lontano, negli Altri. (2000, pp. 163-164)
*Il [[Sudan]] è il primo stato africano a conquistare l'indipendenza dopo la [[seconda guerra mondiale]]. Prima era stato una colonia britannica composta di due parti artificiosamente, burocraticamente messe insieme: il nord arabo-musulmano e il sud "negro"-cristiano (e animista). Tra questi due gruppi esistevano un antagonismo, un'inimicizia e un odio di vecchia data, visto che per anni gli arabi del nord avevano invaso il sud catturandone gli abitanti e vendendoli come schiavi.</br>Come potevano, quei mondo in conflitto, convivere in un unico stato indipendente? Infatti non potevano, e proprio su questo contavano gli inglesi. A quei tempi i vecchi stati coloniali europei erano convinti che, pur rinunciando formalmente alle colonie, di fatto avrebbero continuato a governarle: in Sudan, per esempio, facendo da agenti conciliatori tra musulmani del nord e cristiani animisti del sud. Presto però queste illusioni imperialiste svanirono. Già nel 1962 in Sudan scoppiò la prima guerra civile tra sud e nord (preceduta da rivolte e insurrezioni nel sud). (pp. 170-171)
*La [[Prima guerra civile in Sudan|prima guerra sudanese]] durò dieci anni, fino al 1972. Poi, per i dieci anni successivi, si instaurò una fragile pace provvisoria. Quando, nel 1983, il governo islamico di Khartoum tentò di imporre la legge islamica (''sharia'') a tutto il paese, cominciò la nuova e più terribile fase di questa guerra ancora in atto. Si tratta del conflitto più grande e più lungo della storia dell'Africa e, probabilmente, in questo momento anche del mondo intero; ma svolgendosi in una sperduta provincia del nostro pianeta e non minacciando direttamente né Europa né America, non suscita alcun interesse. Per giunta, a causa delle difficoltà di comunicazione e delle drastiche restrizioni di Khartoum, i teatri di questa guerra, i suoi vasti e tragici campi di morte sono praticamente irraggiungibili dai media e la maggior parte del mondo ignora completamente che in Sudan sia in atto un conflitto di proporzioni gigantesche. (p. 171)