Tahar Lamri: differenze tra le versioni

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Agguinto citazione tratta da I sessant'anni dell'amore
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* – Che cosa sono questi segni nella sabbia?<br>– Questi? dice indicando i segni con un bastone. Ah è il tifinagh, la nostra scrittura. La scrittura Tuareg. osserva un attimo di silenzio poi si schiarisce la voce e dice:<br>– La nostra è una scrittura di nomadi; è tutta fatta di bastoni, e i bastoni sono le gambe di tutte le greggi: sono gambe di uomini, zampe di mehari, zampe di zebù, zampe di gazzella, gambe di chi percorre il deserto. <ref>da ''Il pellegrinaggio della voce'' e ''Ma dove andiamo? Da nessuna parte solo più lontano'', in Sandra Clementina Ammendola ''et al.'', ''Parole di sabbia'', a cura di Francesco Argento, Alberto Melandri, Paolo Trabucco, prefazione di Armando Gnisci, Edizioni Il Grappolo, S. Eustachio di Mercato S. Severino, 2002.</ref>
*I miei anni giovanili li ho passati in Libia, in Francia, in Polonia, in Inghilterra, poi in Italia da ormai quindici anni, quindi le mie geografie sono confuse e i miei sentieri biforcano. Come il bambino strappato ai suoi affetti, non riesco ad attaccarmi a nessun paesaggio in particolare.<ref> da: ''I sessanta nomi dell’amore'', FaraEditore, 2006, p.41.</ref>
* L'uomo è il padrone della parola che conserva nella sua pancia, ma diventa schiavo della parola che lascia fuggire dalle sue labbra.<br>COSA SONO IO? Sono un sacco di parole che quando parla tace sempre una verità. <ref> ''Il pellegrinaggio della voce'' e ''Ma dove andiamo? Da nessuna parte solo più lontano'', in Sandra Clementina Ammendola ''et al.'', ''Parole di sabbia'', a cura di Francesco Argento, Alberto Melandri, Paolo Trabucco, prefazione di Armando Gnisci, Edizioni Il Grappolo, S. Eustachio di Mercato S. Severino, 2002.</ref>