Tiziano Terzani: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
 
*A volte mi chiedo se il senso di frustrazione, d'impotenza che molti, specie fra i giovani, hanno dinanzi al mondo moderno è dovuto al fatto che esso appare loro così complicato, così difficile da capire che la sola reazione possibile è crederlo il mondo di qualcun altro: un mondo in cui non si può mettere le mani, un mondo che non si può cambiare. Ma non è così: il mondo è di tutti.
*Per le popolazioni di qui la frontiera – anche quella stabilita a tavolino oltre cento anni fa da un funzionario inglese – non esiste. Dall'una e dall’altra parte di quella innaturale divisione politica fra identiche montagne vive una identica gente: i [[pashtun]] (detti anche pathan) che in Afghanistan sono la maggioranza, in Pakistan una minoranza. I pashtun, prima che afghani o pakistani, si sentono [[pashtun]] ed il sogno di un Pashtunstan, uno Stato che aggreghi tutti i pashtun, non è mai completamente tramontato. (2004, p. 66)
*Facciamo più quello che è giusto, invece di quello che ci conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi.
*Quel che ci sta succedendo è nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. È una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo d'aver davanti prima dell'[[11 settembre]] e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilità di nulla, tanto meno all'inevitabilità della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta.<br />Le guerre sono tutte terribili. Il moderno affinarsi delle tecniche di distruzione e di morte le rendono sempre più tali. Pensiamoci bene: se noi siamo disposti a combattere la guerra attuale con ogni arma a nostra disposizione, compresa quella atomica, come propone il Segretario alla Difesa americano, allora dobbiamo aspettarci che anche i nostri nemici, chiunque essi siano, saranno ancor più determinati di prima a fare lo stesso, ad agire senza regole, senza il rispetto di nessun principio. Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor più terribile violenza – ora in [[Afghanistan]], poi in [[Iraq]], poi chi sa dove –, alla nostra ne seguirà necessariamente una loro ancora più orribile e poi un'altra nostra e così via. {{NDR|Lettera a [[Oriana Fallaci]]}}
*Guarda un filo d'erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la [[rabbia]]. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perché se quella non è dentro di noi non sarà mai da nessuna parte. {{NDR|Lettera a [[Oriana Fallaci]]}}
*Il mondo è cambiato. Dobbiamo cambiare noi. Innanzitutto non facendo più finta che tutto è come prima, che possiamo continuare a vivere vigliaccamente una vita normale. Con quel che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve, essere normale. Di questa [[normalità]] dovremmo avere vergogna.
*{{NDR|Riferendosi all'[[Attentati dell'11 settembre 2001|11 settembre 2001]]}} Il mondo non è più quello che conoscevamo, le nostre vite sono definitivamente cambiate. Forse questa è l'occasione per pensare diversamente da come abbiamo fatto finora, l'occasione per reinventarci il futuro e non rifare il cammino che ci ha portato all'oggi e potrebbe domani portarci al nulla. Mai come ora la sopravvivenza dell'umanità è stata in gioco.
*Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l'uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì ci è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne. Per questo, attraverso i secoli, tantissimi uomini e donne sono venuti quassù nell'Himalaya, sperando di trovare in queste altezze le risposte che sfuggivano loro restando nelle pianure. Continuano a venire.
*Le [[montagna|montagne]] sono sempre generose. Mi regalano albe e tramonti irripetibili; il silenzio è rotto solo dai suoni della natura che lo rendono ancora più vivo.
*Putroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo i soli protagonisti e i soli spettatori, e così, attraverso le nostre televisioni e i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore. Il mondo degli altri non viene mai rappresentato. (2004, p.42)
*L'[[Europa]] non può seguire, senza una pausa di riflessione, l'America su questa strada. L’Europa deve rifarsi alla propria storia, alla propria esperienza di diversità al fine di trovare la forza per un dialogo e non per uno scontro di civiltà. (2004, p.95)
*Per le popolazioni di qui la frontiera – anche quella stabilita a tavolino oltre cento anni fa da un funzionario inglese – non esiste. Dall'una e dall’altra parte di quella innaturale divisione politica fra identiche montagne vive una identica gente: i [[pashtun]] (detti anche pathan) che in Afghanistan sono la maggioranza, in Pakistan una minoranza. I pashtun, prima che afghani o pakistani, si sentono [[pashtun]] ed il sogno di un Pashtunstan, uno Stato che aggreghi tutti i pashtun, non è mai completamente tramontato. (2004, p. 66)
*Ma così è diventato il nostro mondo: la pubblicità ha preso il posto della letteratura, gli slogan ci colpiscono ormai più della poesia e dei suoi versi.
*Mi pare che i fatti sono solo un'apparenza e che la [[verità]] dentro di loro è al massimo come una bambola russa: appena la si apre se ne trova una più piccola e ancora una più piccola, e ancora una più piccola fino a che si resta solo con un minuscolo seme. (2004, p. 78)
*Frastornati dai dettagli dei fatti, perdiamo sempre di più il senso dell’insieme. (2004, p. 78)
*L'unico modo di [[resistere]] è ostinarsi a pensare con la propria testa e soprattutto a sentire col proprio cuore. (2004, p. 79)
*Dall'oblò di un piccolo aereo a nove posti delle Nazioni Unite in rotta da Islamabad a Kabul, il mondo appariva come se l'uomo non fosse mai esistito e non ci avesse lasciato alcuna traccia di sé. Da lassù il mondo era semplicemente meraviglioso: senza frontiere, senza conflitti, senza bandiere per cui morire, senza patrie de difendere. (2004, p. 119)
*"In tutta la storia ci sono sempre state delle [[guerra|guerre]]. Per cui continueranno ad esserci", si dice. "Ma perché ripetere la vecchia storia? Perché non cercare di cominciarne una nuova?" rispose [[Mahatma Gandhi|Gandhi]] a chi gli faceva questa solita, banale obiezione.
*Solo se riusciremo a vedere l'[[universo]] come un tutt'uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande [[bellezza]] sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo.
*A volte mi chiedo se il senso di frustrazione, d'impotenza che molti, specie fra i giovani, hanno dinanzi al mondo moderno è dovuto al fatto che esso appare loro così complicato, così difficile da capire che la sola reazione possibile è crederlo il mondo di qualcun altro: un mondo in cui non si può mettere le mani, un mondo che non si può cambiare. Ma non è così: il mondo è di tutti.
*Facciamo più quello che è giusto, invece di quello che ci conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi.
*Quel che ci sta succedendo è nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. È una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo d'aver davanti prima dell'[[11 settembre]] e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilità di nulla, tanto meno all'inevitabilità della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta.<br />Le guerre sono tutte terribili. Il moderno affinarsi delle tecniche di distruzione e di morte le rendono sempre più tali. Pensiamoci bene: se noi siamo disposti a combattere la guerra attuale con ogni arma a nostra disposizione, compresa quella atomica, come propone il Segretario alla Difesa americano, allora dobbiamo aspettarci che anche i nostri nemici, chiunque essi siano, saranno ancor più determinati di prima a fare lo stesso, ad agire senza regole, senza il rispetto di nessun principio. Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor più terribile violenza – ora in [[Afghanistan]], poi in [[Iraq]], poi chi sa dove –, alla nostra ne seguirà necessariamente una loro ancora più orribile e poi un'altra nostra e così via. {{NDR|Lettera a [[Oriana Fallaci]]}}
*Guarda un filo d'erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la [[rabbia]]. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perché se quella non è dentro di noi non sarà mai da nessuna parte. {{NDR|Lettera a [[Oriana Fallaci]]}}
*Il mondo è cambiato. Dobbiamo cambiare noi. Innanzitutto non facendo più finta che tutto è come prima, che possiamo continuare a vivere vigliaccamente una vita normale. Con quel che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve, essere normale. Di questa [[normalità]] dovremmo avere vergogna.
*{{NDR|Riferendosi all'[[Attentati dell'11 settembre 2001|11 settembre 2001]]}} Il mondo non è più quello che conoscevamo, le nostre vite sono definitivamente cambiate. Forse questa è l'occasione per pensare diversamente da come abbiamo fatto finora, l'occasione per reinventarci il futuro e non rifare il cammino che ci ha portato all'oggi e potrebbe domani portarci al nulla. Mai come ora la sopravvivenza dell'umanità è stata in gioco.
*Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l'uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì ci è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne. Per questo, attraverso i secoli, tantissimi uomini e donne sono venuti quassù nell'Himalaya, sperando di trovare in queste altezze le risposte che sfuggivano loro restando nelle pianure. Continuano a venire.
*Le [[montagna|montagne]] sono sempre generose. Mi regalano albe e tramonti irripetibili; il silenzio è rotto solo dai suoni della natura che lo rendono ancora più vivo.
*Vogliamo eliminare le armi? Bene: non perdiamoci a discutere sul fatto che chiudere le fabbriche di fucili, di munizioni, di mine anti-uomo o di bombe atomiche creerà dei disoccupati. Prima risolviamo la questione morale. Quella economica l'affronteremo dopo. O vogliamo, prima ancora di provare, arrenderci al fatto che l'economia determina tutto, che ci interessa solo quel che ci è utile?