Paolo Rumiz: differenze tra le versioni

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Annullata la modifica 1097551 di Cris77 (discussione) Purtroppo debbo annullare, la citazione non è di Rumiz, ma di Giovanni, il suo interlocutore. Sbaglio?
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Aggiunto citazione tratta da Annibale
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*"Ozio" per noi è discettare sul senso della parola "[[Capua]]" – forse etrusca – seduti sulla riva del fiume che va nel tramonto, accanto a un fumante sartù di riso; è rievocare le pigrizie siracusane in una terrazza ben difesa sa piante di basilico [...]. (p. 135)
*Nell'area di servizio di Vasto vedo un titolo di giornale : ''Gli americani manderanno in prima linea dei robot, macchina con la licenza di uccidere''. [...] Nella guerra in Bosnia ho provato vergogna davanti a quel popolo in grado di restistere, tirare le cinghia, battersi e morire per la libertà. Io non ne sarei stato capace. I soldati sul fronte della Bijelasnica ricevevano il rancio una volta ogni tre giorni, ma tenevano duro. In assenza di munizioni, partivano all'arma bianca. In Afghanistan ho trovato Sherpa capaci di valicare l'Hindukush con cinque albicocche secche al giorno. Ai Vietcong, ci ricorda il colonnello Kurtz in ''Apocalypse now'', bastavano "un pugno di riso e un po' di carne, fosse pure di topo". Illusorio pensare che un robot possa neutralizzare uomini simili. (pp. 144-145)
*Gli armeni sentono come rabdomanti l’energia dei luoghi e anche in queste solitudini la topografia del sacro è fittissima: in ogni gola, su ogni gibbosità, sotto ogni parete c’è una chiesa medioevale, incastrata nel precipizio come i Buddha di Bamiyan fatti saltare dai talebani. Ahimè, anche i confini sono onnipresenti – Karabakh, Iran, Turchia -, come se una mano pefida li avesse disegnati apposta per suscitar discordie. Complicati e inutili. Anche qui il sangue e il sacro si cercano. (p.173)
*Il dominio di Roma sul mondo fu di tipo imperialistico finché si vuole, ma gli dèi altrui erano rispettati e inglobati nel pantheon. Le élite dei paesi conquistati entravano a far parte della macchina di governo: anche africani e asiatici potevano diventare imperatori. La leadership non era fatta solo di legioni, ma di strade, ponti, sicurezza, e la sua ''auctoritas'' mai avrebbe consentito anarchie di tipo iracheno dopo una vittoria militare. (p. 189)