Michele Prisco: differenze tra le versioni

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====''Il capriolo ferito''====
Quando la sera è carica e silenziosa, i rumori si spogliano d'ogni loro umanità, molti ridiventano semplice suono e acquistano, nella raggiunta impersonalità che li isola, una vibrazione tanto pura da sembrare crudele, traslucida risonanza.
Arnaldo pianse, senza ritegni più, lasciandosi scuotere dai singhiozzi con uno spasimo di ritrovamento e d'espiazione che avrebbe potuto dargli ancora un approdo pensato perduto e aiutarlo a risalire dalla profondità della colpa, non importa a che prezzo. Soffocava contro il guanciale i singhiozzi e il suo grosso corpo sussultava a tratti, sembrava un pino tagliato alla base del tronco, caduto senza possibilità di ritrovare con la chioma il cielo, che lo spaurito brusio degli uccelli sbattuti dal nido colma intorno di lamenti e stridori.<br>« Emanuele,» diceva « ma non sono un assassino? Quel giorno era così bella, Emanuele, e io l'amavo e pensavo di ucciderla...»
 
===''Una spirale di nebbia''===
E così continuava a fissare assorta la fotografia di sua madre e a rincorrere l'immagine di Valeria, ormai persa abbandonata dietro questo giuoco di sovrimpressioni: e forse perché adesso doveva pensarla morta, eliminata per sempre, avvertiva a un tratto un vago turbamento, un rimorso, no, non proprio un rimorso, semmai un'insofferenza confusa e delusa, una specie di, come poteva definirla, di necessità di riparazione, ma neppure è l'espressione giusta, di maggiore tolleranza e umanità, di ordine, ecco, di pulizia. Per quel bisogno che abbiamo , di fronte alla morte, di sistemare per bene i nostri rapporti con coloro che ci hanno preceduti evitando di lasciare zone d'ombra, sentimenti di cruccio o d'acredine, quasi per sentirsi in pace con noi stessi più che per non sentirsi in debito con loro. Quasi per farci perdonare d'essere ancora vivi…
 
===''Le parole del silenzio''===