Bione di Boristene: differenze tra le versioni

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*Facile la via dell'[[inferno]], perché vi si va a chiusi occhi.<ref>Citato in 1842, IV, 49.</ref>
*Gran [[male]] il non poter sopportare il male.<ref name=§48>Citato in 1842, IV, 48.</ref>
*I [[Avarizia|micragnosi]] si curano della proprietà come se appartenesse a loro, e non ne traggono utilità come se appartenesse ad altri.<ref>Citato in 1962, IV, 50.</ref>
*I più [[Felicità e infelicità|travagliati]] di tutti, sono quelli che cercano le maggiori [[Felicità e infelicità|felicità]].<ref>Citato in Giacomo Leopardi, ''Detti memorabili di Filippo Ottonieri'', VI, in ''Operette morali'', a cura di Alessandro Donati, Laterza, Bari, 1928, [[s:Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/146|p. 140]].</ref>
*I ragazzini tirano pietre alle rane per divertimento, ma le rane muoiono veramente, e non per divertimento.<ref>Citato in Plutarco, ''De sollertia animalium'', 7, in ''Tutti i Moralia''.</ref>
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*{{NDR|Biasimato di non procacciarsi {{Sic|un}} amante giovane}} Non si può prendere coll'amo il cacio molle.<ref>Citato in 1842, IV, 47.</ref>
*Supponiamo che si possa rendere fertile il proprio campo [[Lode|lodandolo]]: credo che sarebbe un errore {{NDR|se}}, anziché lodarlo, {{NDR|si}} insistesse a lavorarlo. Sicché neanche lodare un uomo è cosa assurda, se solo in virtù delle lodi diventa utile e fertile.<ref>Citato in Plutarco, ''Quomodo adulator ab amico internoscatur'', 16, in ''Tutti i Moralia''.</ref>
:**Se per lodare il campo potessi renderlo fruttuoso e fertile, non farei errore ad usar più tosto la lode che la zappa, ed ora non prenderei in coltivarlo travaglio. Così non fallirebbe l'uomo nel lodare altrui, se con le laudi portasse giovamento e gran profitto al lodato.<ref>''Come si posssa distinguere l'amico dall'adulatore'', XXIII, in ''[https://books.google.it/books?id=1OmvZZ6BCowC Opuscoli di Plutarco]'', traduzione di Marcello Adriani il giovane, a cura di Francesco Ambrosoli, Nobile, Napoli, 1841.</ref>
*Tanto la [[prudenza]] vince l'altre virtù, quanto la vista gli altri sensi.<ref>Citato in 1842, IV, 51.</ref>
*Tutte le faccende degli uomini sono somigliantissime agli inizi (che essi hanno avuto), e la loro vita non è più santa o più seria dell'atto del loro concepimento, <sono ricondotti al nulla> coloro che dal nulla sono nati.<ref>Citato in Lucio Anneo Seneca, ''[https://books.google.it/books?id=n8yNCwAAQBAJ La pace dell'animo]'', 15, 4, a cura di Paola Raimondetti, UTET, Torino, 2016. ISBN 88-511-3884-4.</ref>