Rainer Maria Rilke: differenze tra le versioni

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+1, altri fix, riferimenti bibliografici per l'edizione di ''Poesie'', tradotte da G. Pintor, Einaudi 1984.
→‎Citazioni: Numero di pagina e quindi fonte per un inserimento di altro utente, testo secondo la traduzione di Jesi. Questa frase è riferita al poeta e drammaturgo francese Fèlix Avers (1806-1850).
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*Imparai allora a conoscere la suggestione che può immediatamente derivare da un dato costume. Appena indossato uno di quegli abiti, dovevo confessarmi d'essere in suo potere; quello mi prescriveva movimenti, espressione del viso, persino idee; la mia mano, sulla quale cadevano e ricadevano le trine dei manichini, non era la mia solita mano, si muoveva come un'attrice, direi quasi che si osservava, per quanto esagerato possa sembrare. (1966, p. 72)
*[...] non è proprio ciò che è più nostro quel che conosciamo di meno? A volte rifletto, come è sorto il cielo e la morte; così: abbiamo allontanato da noi ciò che di più prezioso era nostro, poiché prima avevamo ancora tante altre cose da fare e poiché presso di noi, occupati, non era al sicuro. Epoche sono trascorse, e ora ci siamo abituati a ciò che è più piccolo. Non riconosciamo più la nostra proprietà e inorridiamo dinanzi alla sua grandezza immensa. Non può essere così? (1988, p. 133)
*Era un [[poeta]] e odiava lil press'approssimazionea poco [...] (1988, p. 133)
*Essere [[amore|amati]] significa ardere e consumarsi. Amare è: illuminare con olio inesauribile. Divenire amati è passare, amare è durare.<ref>Scritto da Rilke in margine al manoscritto. {{cfr}} 1988, nota 1, p. 204</ref> (1988, p. 204)
*Essere amati, è passare. Amare, è durare.<ref>Citato in Vincenzo Errante, ''Rilke: storia di un'anima e di una poesia'', Sansoni, 1947.</ref>
{{NDR|Rainer Maria Rilke, ''I quaderni di Malte Laurids Brigge'', traduzione di Furio Jesi, Garzanti, Milano 1974. ISBN 8811360870}}
*Era un [[poeta]] e odiava l'approssimazione.
 
==''Le storie del buon Dio''==