Susan George (politologa): differenze tra le versioni

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==Citazioni di Susan George==
*Il paradosso sta proprio in questo: i poveri dei paesi responsabili dell’esplosione demografica fanno [[figli]] con motivazioni economiche puramente individualistiche. Le popolazioni indigenti del Sud non procreano un numero eccessivo di figli per pura ignoranza, mancanza di attenzione o impossibilità di accedere a metodi di contraccezione, anche se tutti questi elementi hanno il loro peso. Le femministe evidenziano lo sfruttamento e il fatto che donne povere e prive di istruzione vengono spesso obbligate ad avere più figli di quanti ne vorrebbero. Questo può anche essere vero, ma non di rado i figli sono utili sia alle donne sia agli uomini che le sfruttano. Dal punto di vista di molti genitori del Terzo Mondo, un figlio rende più di quanto non costi. In ambito rurale i bambini aiutano fin da piccoli i genitori nei lavori domestici. In ambiente urbano, circa 250 milioni di bambini sotto i 14 anni danno una mano alle proprie famiglie a sopravvivere. In casi estremi, i figli vengono direttamente messi in vendita come schiavi, materia per il trapianto di organi, o ancora come merce per la prostituzione. In mancanza di un sistema previdenziale, i figli dovranno provvedere ai genitori quando questi saranno anziani. I figli, poi, sono un po’ come dei biglietti della lotteria: se uno di loro riesce a far fortuna, può cambiare lo status dell’intera famiglia. Laddove i tassi di mortalità infantile si mantengono elevati, i genitori possono decidere di fare più figli di quanti ne vorrebbero per controbilanciare la possibilità che questi muoiano.<ref>{{en}} Da ''Il rapporto Lugano. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo secolo'', Asterios Editore, Trieste, 2000, p.55.</ref>
*I "[[sconfitta|perdenti]]", sia che reagiscano incolpando se stessi e i loro governanti, sia che incolpino gli altri e rifiutino di assumersi la responsabilità della propria condizione, cercheranno prima o poi di compensare le proprie deficienze. I mezzi attraverso i quali attueranno la compensazione vanno dal suicidio individuale all'immigrazione di massa, dalle proteste politiche e dalle manifestazioni pacifiche alla creazione di corpi paramilitari privati e al terrorismo vero e proprio.<ref>{{en}} Da ''Il rapporto Lugano. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo secolo'', Asterios Editore, Trieste, 2000, p.27.</ref>
:''Whether "losers" react psycologically by blaming themselves and their leaders or by blaming others and refusing to accept guilt and responsibility for their loser-hood, sooner or later they attempt to compensate for their deficiencies. They means they choose may range from individual suicide to mass immigration; from political protest and peaceful demonstrations to the formation of private milicias and outright terrorism.''<ref>{{en}} Da ''The Lugano Report. {{small|On Preserving Capitalism in the Twenty-first century}}'', Pluto Press, Londra-Sterling, Virginia, 2003, [https://books.google.it/books?id=7o2SuKWCvicC&lpg=PA12&dq=&pg=PA12#v=onepage&q&f=false p. 12].</ref>
*Nell’Europa medievale, una misura di sementi produceva soltanto due misure di grano: i raccolti erano scarsi, le riserve si esaurivano rapidamente e le carestie si verificavano più o meno ogni dieci anni. Eppure, in generale, ‘nessuno moriva di fame, a meno che non morissero tutti’. Le [[Carestia|carestie]] moderne seguono più le leggi del mercato che non la scarsità in termini assoluti, e raramente colpiscono i benestanti. Durante la grande carestia del 1846-47 che uccise quasi un milione di irlandesi, i grandi proprietari terrieri continuavano a esportare derrate in Inghilterra mentre i contadini poveri gli morivano davanti. Anche nelle carestie "classiche" del Terzo Mondo verificatesi nel ventesimo secolo come quella del Bengala, che nel 1943 uccise alcuni milioni di persone, le tavole dei ricchi sono rimaste ben fornite. Durante le carestie che hanno colpito l’Africa negli anni Ottanta non si è certo sentito parlare di decessi in massa fra i burocrati, uomini d’affari e graduati dell’esercito. Al giorno d’oggi sia al Nord che al Sud sarebbe necessaria una curiosa combinazione di circostanze, come la perdita totale del raccolto e una chiusura dei commerci dovuta alla guerra o a una calamità analoga, perché i ricchi soffrano di denutrizione, per non parlare della morte per fame.<ref>Da ''Il rapporto Lugano. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo secolo'', Asterios Editore, Trieste, 2000, p.117.</ref>
*Un altro gigantesco [impianto agro-industriale], ora in costruzione nel Nord Carolina, coprirà un'area di 150&nbsp;000 ettari, ma impiegherà solo 1&nbsp;000 persone, una ogni 15 ettari. I cereali verranno seminati, coltivati e raccolti da macchine, aeroplani inclusi. Serviranno a sfamare i 50&nbsp;000 capi di bestiame e maiali [...] questi animali non toccheranno mai il terreno. Si riprodurranno, saranno allattati e nutriti fino all'età adulta in recinti appositamente studiati.<ref>Da ''Come muore l'altra metà del mondo''; citato in [[John Berger]], ''Sul guardare'', a cura di Maria Nadotti, Bruno Mondadori, Milano, 2003, p. 13. ISBN 88-424-9679-0</ref>
 
==Citazioni tratte da ''Il rapporto Lugano. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo secolo''==
*Il paradosso sta proprio in questo: i poveri dei paesi responsabili dell’esplosione demografica fanno [[figli]] con motivazioni economiche puramente individualistiche. Le popolazioni indigenti del Sud non procreano un numero eccessivo di figli per pura ignoranza, mancanza di attenzione o impossibilità di accedere a metodi di contraccezione, anche se tutti questi elementi hanno il loro peso. Le femministe evidenziano lo sfruttamento e il fatto che donne povere e prive di istruzione vengono spesso obbligate ad avere più figli di quanti ne vorrebbero. Questo può anche essere vero, ma non di rado i figli sono utili sia alle donne sia agli uomini che le sfruttano. Dal punto di vista di molti genitori del Terzo Mondo, un figlio rende più di quanto non costi. In ambito rurale i bambini aiutano fin da piccoli i genitori nei lavori domestici. In ambiente urbano, circa 250 milioni di bambini sotto i 14 anni danno una mano alle proprie famiglie a sopravvivere. In casi estremi, i figli vengono direttamente messi in vendita come schiavi, materia per il trapianto di organi, o ancora come merce per la prostituzione. In mancanza di un sistema previdenziale, i figli dovranno provvedere ai genitori quando questi saranno anziani. I figli, poi, sono un po’ come dei biglietti della lotteria: se uno di loro riesce a far fortuna, può cambiare lo status dell’intera famiglia. Laddove i tassi di mortalità infantile si mantengono elevati, i genitori possono decidere di fare più figli di quanti ne vorrebbero per controbilanciare la possibilità che questi muoiano.<ref>{{en}} Da ''Il rapporto Lugano(p. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo secolo'', Asterios Editore, Trieste, 2000, p.55.</ref>)
*I "[[sconfitta|perdenti]]", sia che reagiscano incolpando se stessi e i loro governanti, sia che incolpino gli altri e rifiutino di assumersi la responsabilità della propria condizione, cercheranno prima o poi di compensare le proprie deficienze. I mezzi attraverso i quali attueranno la compensazione vanno dal suicidio individuale all'immigrazione di massa, dalle proteste politiche e dalle manifestazioni pacifiche alla creazione di corpi paramilitari privati e al terrorismo vero e proprio.<ref>{{en}} Da ''Il rapporto Lugano(p. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo secolo'', Asterios Editore, Trieste, 2000, p.27.</ref>)
:''Whether "losers" react psycologically by blaming themselves and their leaders or by blaming others and refusing to accept guilt and responsibility for their loser-hood, sooner or later they attempt to compensate for their deficiencies. They means they choose may range from individual suicide to mass immigration; from political protest and peaceful demonstrations to the formation of private milicias and outright terrorism.''<ref>{{en}} Da ''The Lugano Report. {{small|On Preserving Capitalism in the Twenty-first century}}'', Pluto Press, Londra-Sterling, Virginia, 2003, [https://books.google.it/books?id=7o2SuKWCvicC&lpg=PA12&dq=&pg=PA12#v=onepage&q&f=false p. 12].</ref>
*Nell’Europa medievale, una misura di sementi produceva soltanto due misure di grano: i raccolti erano scarsi, le riserve si esaurivano rapidamente e le carestie si verificavano più o meno ogni dieci anni. Eppure, in generale, ‘nessuno moriva di fame, a meno che non morissero tutti’. Le [[Carestia|carestie]] moderne seguono più le leggi del mercato che non la scarsità in termini assoluti, e raramente colpiscono i benestanti. Durante la grande carestia del 1846-47 che uccise quasi un milione di irlandesi, i grandi proprietari terrieri continuavano a esportare derrate in Inghilterra mentre i contadini poveri gli morivano davanti. Anche nelle carestie "classiche" del Terzo Mondo verificatesi nel ventesimo secolo come quella del Bengala, che nel 1943 uccise alcuni milioni di persone, le tavole dei ricchi sono rimaste ben fornite. Durante le carestie che hanno colpito l’Africa negli anni Ottanta non si è certo sentito parlare di decessi in massa fra i burocrati, uomini d’affari e graduati dell’esercito. Al giorno d’oggi sia al Nord che al Sud sarebbe necessaria una curiosa combinazione di circostanze, come la perdita totale del raccolto e una chiusura dei commerci dovuta alla guerra o a una calamità analoga, perché i ricchi soffrano di denutrizione, per non parlare della morte per fame.<ref>Da ''Il rapporto Lugano(p. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo secolo'', Asterios Editore, Trieste, 2000, p.117.</ref> )
 
==Bibliografia==
*Susan George, ''Il rapporto Lugano. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo secolo'', Asterios Editore, Trieste, 2000, ISBN: 978-8886969277
 
==Note==