Marcela Serrano: differenze tra le versioni

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{{NDR|Marcela Serrano, ''Noi che ci vogliamo così bene'', traduzione di Silvia Meucci, Feltrinelli, 2000}}
 
===''Quel che c'èc’è nel mio cuore''===
===[[Incipit]]===
Il secolo era iniziato da venti giorni quando un'automobile bianca senza targa, con tre individui a bordo, travolse il corpo di una donna che attraversava una buia strada lastricata, alle otto di sera. Stando alle parole dell'unica testimone, la vettura non si era fermata, per cui la donna, vedendo una persona accasciata in mezzo alla strada in seguito all'urto, aveva chiamato un'ambulanza senza avvicinarsi per controllare se la vittima fosse ancora viva: un'intuizione l'aveva trattenuta.<br>
{{NDR|Marcela Serrano, ''Quel che c'è nel mio cuore'', traduzione di Michela Finassi Parolo, Feltrinelli, 2002}}
 
===Citazioni===
 
==''Quel che c’è nel mio cuore''==
*In [[America Latina]] scopri che ciclicamente si verifica quella che altrove sarebbe considerata una follia, e cioè che un pugno di uomini decisi stravolga la storia. L’entità delle ingiustizie e delle disuguaglianze di questi luoghi fa sì che ogni tanto alcune azioni istintive si trasformino in un progetto realizzabile. Hernán Cortés, con soltanto seicento uomini e sedici cavalli, pose fine a un impero immenso che, secondo gli storici, governava venti milioni di sudditi, non erano poi così tanti gli spagnoli, vero? Fidel sbarcò a Cuba con ottantadue uomini e conquistò la prima guarnigione con trenta, per la maggior parte reclutati un mese prima. (p. 220)
*La sopravvivenza si basa sulla possibilità di elaborare il [[lutto]]. Se questo non viene superato, tutte le pene dell’inferno accorreranno da te per sedurti con mille maschere, alcune terribili, altre perfino gentili, distruggendoti comunque la vita. Invece, se riesci a elaborare il lutto, potrai vivere con la pena sino alla fine dei tuoi giorni. La pena non confonde, non ingarbuglia la ragione, non disorienta la mente; la pena opprime, rattrista, tutto qui, e pur essendo un tutto immenso, si tratta poi soltanto di questo. (p. 246)