Marcela Serrano: differenze tra le versioni

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'''Marcela Serrano''' (1951 – vivente), scrittrice cilena.
 
==Citazioni di Marcela Serrano==
*In [[America Latina]] scopri che ciclicamente si verifica quella che altrove sarebbe considerata una follia, e cioè che un pugno di uomini decisi stravolga la storia. L’entità delle ingiustizie e delle disuguaglianze di questi luoghi fa sì che ogni tanto alcune azioni istintive si trasformino in un progetto realizzabile. Hernán Cortés, con soltanto seicento uomini e sedici cavalli, pose fine a un impero immenso che, secondo gli storici, governava venti milioni di sudditi, non erano poi così tanti gli spagnoli, vero? Fidel sbarcò a Cuba con ottantadue uomini e conquistò la prima guarnigione con trenta, per la maggior parte reclutati un mese prima. <ref>Da Marcela Serrano, ''Quel che c’è nel mio cuore'', traduzione di Michela Finassi Parolo, Feltrinelli, Milano, 2002, p. 220. </ref>
*La sopravvivenza si basa sulla possibilità di elaborare il [[lutto]]. Se questo non viene superato, tutte le pene dell’inferno accorreranno da te per sedurti con mille maschere, alcune terribili, altre perfino gentili, distruggendoti comunque la vita. Invece, se riesci a elaborare il lutto, potrai vivere con la pena sino alla fine dei tuoi giorni. La pena non confonde, non ingarbuglia la ragione, non disorienta la mente; la pena opprime, rattrista, tutto qui, e pur essendo un tutto immenso, si tratta poi soltanto di questo. <ref>Da Marcela Serrano, ''Quel che c’è nel mio cuore'', traduzione di Michela Finassi Parolo, Feltrinelli, Milano, 2002, p. 246. </ref>
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
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{{NDR|Marcela Serrano, ''Quel che c'è nel mio cuore'', traduzione di Michela Finassi Parolo, Feltrinelli, 2002}}
 
 
==Note==
== Citazioni tratte da ''Quel che c’è nel mio cuore''==
<references />
*In [[America Latina]] scopri che ciclicamente si verifica quella che altrove sarebbe considerata una follia, e cioè che un pugno di uomini decisi stravolga la storia. L’entità delle ingiustizie e delle disuguaglianze di questi luoghi fa sì che ogni tanto alcune azioni istintive si trasformino in un progetto realizzabile. Hernán Cortés, con soltanto seicento uomini e sedici cavalli, pose fine a un impero immenso che, secondo gli storici, governava venti milioni di sudditi, non erano poi così tanti gli spagnoli, vero? Fidel sbarcò a Cuba con ottantadue uomini e conquistò la prima guarnigione con trenta, per la maggior parte reclutati un mese prima. <ref>Da Marcela Serrano, ''Quel che c’è nel mio cuore'', traduzione di Michela Finassi Parolo, Feltrinelli, Milano, 2002, (p. 220. </ref>)
*La sopravvivenza si basa sulla possibilità di elaborare il [[lutto]]. Se questo non viene superato, tutte le pene dell’inferno accorreranno da te per sedurti con mille maschere, alcune terribili, altre perfino gentili, distruggendoti comunque la vita. Invece, se riesci a elaborare il lutto, potrai vivere con la pena sino alla fine dei tuoi giorni. La pena non confonde, non ingarbuglia la ragione, non disorienta la mente; la pena opprime, rattrista, tutto qui, e pur essendo un tutto immenso, si tratta poi soltanto di questo. <ref>Da Marcela Serrano, ''Quel che c’è nel mio cuore'', traduzione di Michela Finassi Parolo, Feltrinelli, Milano, 2002, (p. 246. </ref>)
*Il mondo è banale, non ci sono dubbi. E questa è una realtà inconfutabile, mi aveva detto Luciano un giorno, pertanto si tratta di cercare piccole formule, luci minuscole eppure continue, per dimenticarsene. (p.248)
 
 
==Bibliografia==