Winston Churchill: differenze tra le versioni
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*{{NDR|Parlando della possibilità di deportare milioni di tedeschi alla fine della [[Seconda guerra mondiale]]}} Non sono allarmato dalla prospettiva della separazione tra le popolazioni così come non sono allarmato dai trasferimenti su larga scala, che nelle moderne condizioni sono molto più agevoli di quanto siano mai stati nel passato.<ref>Citato in Winston Churchill, ''His complete speeches 1897-1963'', New York-Londra, 1974, p. 7069.</ref>
*Penso che dovremo prendere in mano i [[Cina|cinesi]] e regolamentarli. Credo che via via che le nazioni civili diventeranno più potenti diventeranno più spietate e verrà il tempo in cui il mondo sopporterà con impazienza l'esistenza di grandi nazioni barbare che possono in qualsiasi momento armarsi e minacciare le nazioni civili. Credo nella definitiva divisione della Cina - intendo dire definitiva. Spero che non dovremo farlo ai nostri giorni. La [[Razzismo|razza]] ariana è destinata a trionfare.
:''I think we shall have to take the Chinese in hand and regulate them. I believe that as civilized nations become more powerful they will get more ruthless, and the time will come when the world will impatiently bear the existence of great barbaric nations who may at any time arm themselves and menace civilized nations. I believe in the ultimate partition of China — I mean ultimate. I hope we shall not have to do it in our day. The Aryan stock is bound to triumph.''<ref>Dall'intervista di Gustavus A. Ohlinger,
*Per quanto visto circa i nostri amici sovietici sono convinto che non vi sia nulla che essi ammirino e rispettino tanto come la forza e non vi è nulla verso cui abbiano minor rispetto che la debolezza militare.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, p. 651. ISBN 978-88-420-8734-2</ref>
*{{NDR|Riferendosi agli accordi di Monaco di Baviera del 29-30 settembre 1938}} Potevano scegliere fra il disonore e la [[guerra]]. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra.<ref>Citato in G. Sabbatucci e V. Vidotto, ''Il mondo contemporaneo'', Laterza, 2006, p. 373.</ref>
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