Bertolt Brecht: differenze tra le versioni

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*Il disordine ha già salvato la vita a migliaia di individui. In guerra basta spesso la più piccola deviazione da un ordine per portare in salvo la pelle.<ref>Da ''Dialoghi di profughi''.</ref>
*Il mondo non viene spiegato già con lo spiegarlo? No. La maggior parte delle spiegazioni sono [[Giustificazione|giustificazioni]]. Dominio popolare significa dominio degli argomenti. Il pensiero sorge dopo delle difficoltà e precede l'azione.<ref>Da ''Me-Ti, Libro delle svolte''.</ref>
*Il peggior analfabeta è l'analfabeta politico. Egli non sente, non parla né s'interessa degli avvenimenti politici. Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell'affitto, delle scarpe e delle medicine, dipendono dalle decisioni politiche. L'analfabeta politico è talmente somaro che si inorgoglisce e si gonfia il petto nel dire che odia la politica. Non sa, l'imbecille, che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore e il peggiore di tutti i banditi che è il politico disonesto, il mafioso, il corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.<ref>Citato in Francesco Ruffino Rossi, ''L'urlo del barbone irriverente'', Youcanprint, 2017, [https://books.google.it/books?id=ThzpDQAAQBAJ&pg=PA127&dq=Il+peggior+analfabeta+%C3%A8+l%27analfabeta+politico&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiGp_L3vp3rAhVClYsKHQfXD2kQ6AEwAHoECAQQAg#v=onepage&q=Il%20peggior%20analfabeta%20%C3%A8%20l'analfabeta%20politico&f=false p. 127]. ISBN 8892611429</ref>
'', Youcanprint, 2017, [https://books.google.it/books?id=ThzpDQAAQBAJ&pg=PA127&dq=Il+peggior+analfabeta+%C3%A8+l%27analfabeta+politico&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiGp_L3vp3rAhVClYsKHQfXD2kQ6AEwAHoECAQQAg#v=onepage&q=Il%20peggior%20analfabeta%20%C3%A8%20l'analfabeta%20politico&f=false p. 127]. ISBN 8892611429</ref>
*Il [[poliziesco|romanzo poliziesco]], per quanto primitivo (e non soltanto dal punto di vista estetico), appaga le esigenze degli uomini che vivono in un'epoca scientifica senz'altro più di quanto non facciano le opere dell'avanguardia.<ref>Da ''Sulla popolarità del romanzo poliziesco'', in ''Scritti sulla letteratura e sull'arte'', traduzione di B. Zagari, Einaudi, Torino, 1975<sup>2</sup>, p. 292. Citato in Fausto Boni, ''L’arte poliziesca di Scerbanenco. {{small|Nell'epoca della letteratura di massa}}'', PM Edizioni, 2016, [https://books.google.it/books?id=kMSPDAAAQBAJ&lpg=PA71&dq=&pg=PA71#v=onepage&q&f=false p. 71]. ISBN 9788899565206</ref>
*In effetti quasi tutti sono in grado di eseguire in maniera non troppo penosa una leccata senza infamia e senza lode, basta dare libero corso alla propria predisposizione naturale. L'arte del [[leccapiedi]] è però un'altra cosa: richiede studio e allenamento. E molta disciplina. Solo con l'esercizio è possibile elevarsi dalle bassezze della leccata corriva, e soltanto quando la perseveranza lascia il posto alla fantasia si diviene veri maestri. Il complimento comune è merce dozzinale, cicaleggio meccanico senza senso né ragione, privo di ogni raffinatezza. Il lecchinaggio praticato come un'arte invece produce espressioni originali, peculiari, profondamente sentite: crea una forma. L'artista completo è duttile, poliedrico, sempre capace di sorprendere.<ref>Da ''L'arte del leccapiedi'' in ''Il romanzo del tui'', traduzione di Marco Federici Solari.</ref>