Varvàra Dolgorouki: differenze tra le versioni

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*[...] le "notti bianche di Pietroburgo" così care ai nostri cuori di nordici!... La strana luce, una luce simile a nessun'altra, che dura l'intera notte: fredda, senz'ombre. Una luce che nell'indescrivibile silenzio notturno tutto pervade e incanta, in un mondo di bellezza fatata. I profili dei bellissimi edifici di Pietroburgo, come i palazzi della Nevà e la Fortezza dei Santi Pietro e Paolo, parevano la scenografia di un racconto di fate. Quelle notti bianche così diverse da essere l'antitesi delle notti del sud, profonde, vellutate, dalle stelle scintillanti, notti così oscure e calde! Notti bianche e notti oscure, ugualmente care al mio ricordo... (p. 63)
*In un angolo della sala era appesa in alto, come in uso in Russia, un'icona, e proprio sotto di essa c'era il pianoforte. [[Aleksandr Sergeevič Dolgorukov|Mio padre]] suonava a lungo, dimentico di tutto, ma di tanto in tanto lo si vedeva alzare gli occhi all'icona con grande venerazione se non addirittura in preghiera. (p. 76)
*Durante l'inverno del 1905, il 4 di febbraio, a Mosca, il granduca Sergio Alexàndrovich fu ucciso da una bomba nella sua carrozza. Fu assassinato da un rivoluzionario di nome Koliàeff. La sua vedova, la granduchessa [[Elisabetta d'Assia-Darmstadt|Elisabetta Fiòdorovna]] (sorella maggiore dell'imperatrice Alexandra Fiòdorovna) accettò il suo dolore con spirito profondamente cristiano. Andò a trovare Koliàeff in prigione; vi andò per perdonarlo e per donargli una copia del Nuovo Testamento. Poco dopo fondò l'Ordine delle suore di Marta e Maria, con annesso ospedale, e dedicò tutta la sua vita all'assistenza dei malati e dei poveri. Le suore vestivano di grigio, un'innovazione, questa, perché le religiose russe ortodosse indossano, per tradizione, sempre il nero. (p. 83)
*Viaggiando all'estero, spesso [[Aleksandr Sergeevič Dolgorukov|mio padre]] prendeva un letto per mia madre, ma noi si viaggiava in seconda, proprio per la nostra educazione. Ricordo anche che, per la stessa ragione, a Parigi, scesi al raffinato Hôtel Vendôme, mio padre mi portava apposta in ristoranti a buon mercato, che appena allora cominciavano a sorgere. Dovevo imparare e comprendere che la vita può esser vissuta molto dimessamente. Contrariamente ad affermazioni inesatte stampate sui miei genitori, devo dichiarare che nella loro casa mai vi fu eccesso di pompa, come cosacchi in alta o altra qualsiasi uniforme; né altri lussi assolutamente fantastici. (p. 89)
*All'inizio del 1912 [[Aleksandr Sergeevič Dolgorukov|mio padre]] cominciò a soffrire di ulcera allo stomaco; spesso doveva restare a letto per un pio di settimane, con forti dolori. Cercava di dare il minimo di importanza alla sua malattia, continuando a mostrare il massimo interesse a tutto quello che accadeva nel mondo. [...] Nella primavera del 1912 vi furono a Mosca celebrazioni per commemorare la vittoria del 1812 su [[Napoleone]]. Mio padre, sentendosi meglio, poté adempiere per l'ultima volta ai suoi doveri di Gran Maresciallo della Coerte imperiale. Ebbe la forza di prendere parte a tutte le cerimonie, ma ciò fu troppo per lui, nel suo stato di salute. Tornò stanchissimo e dovette presto rimettersi a letto per non alzarsi mai più. Il 7 di giugno del 1912, un'ora dopo che era stato chiamato il prete, mio padre trapassò in pace. (pp. 118-119)