Horizon Zero Dawn: differenze tra le versioni

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*'''Rasgrund''': Curiosità: quei Colossi che ho attirato alla prigione hanno ucciso Janeva? <br> '''Aloy''': Temo di doverti deludere. <br> '''Rasgrund''': Già, ecco perché ho i miei giocattoli. Per distrarmi dal dolore.
*'''Rasgrund''': Mi hai preso. Basta trappole. Di' a Janeva che farò il bravo, d'ora in poi. <br> '''Aloy''': Ti aspetti che me la beva? Che cos'hai in mano? <br> '''Rasgrund''' {{NDR|[[Ultime parole dai videogiochi|Ultime parole]]}}: Oh, questo? Solo un piccolo... ops! {{NDR|si fa esplodere con una granata, ma Aloy riesce a salvarsi}} <br> '''Aloy''': E' morto facendo quello che amava di più.
*'''Ullia''': Bene! Bene! Danzerò nel tuo sangue! Dimostrati degna di un marchio sulla mia pelle. Non temere la morte! Accoglila! Non avevo mai ucciso qualcuno della tua tribù, prima d'ora. Sei troppo forte per essere una Carja! Che cosa sei?! {{NDR|Aloy la ferisce mortalmente}} Vieni! Non sprecare il mio sangue. <br> '''Aloy''' {{NDR|sospira}}: Non avremmo potuto parlarne, eh? <br> '''Ullia''': I Carja sapevano solo parlare. Parlare e sanguinare. Parlare e ingabbiarmi. Ma tu hai combattuto come una Tenakth. Ti avrei preso come figlia. <br> '''Aloy''': Tu non puoi prendere nessuno... <br> '''Ullia''' {{NDR|[[Ultime parole dai videogiochi|Ultime parole]]}}: I forti prendono dai deboli e, nel farlo, diventano più forti. Queste storie, incise sulla mia pelle, guarda... Bambini, ricchi, vite e terre... sono tutti diventati miei. Bevi il mio... sangue... ed essi... vivranno. <br> '''Aloy''': No, Ullia. Io... ho già abbastanza storie.
*'''Aloy''': Non ho mai avuto una madre.<br>'''Sylens''': Che stai dicendo? Ne hai avute due. Una donna e una macchina.<br>'''Aloy''': Non sono una persona, ma uno strumento… realizzato da una macchina. Nata dalla distruzione… e dal fuoco…<br>'''Sylens''': Per spegnere le fiamme e guarire il mondo.
*'''Elisabet''': Era un kit di elettronica per bambini, ma l'avevo collegato a una batteria a pannelli solari e l'erba ha preso fuoco. E, con essa, un pino che era lì… non so, da almeno cent'anni.<br>'''GAIA''': Domanda: quanti anni avevi?<br>'''Elisabet''': Sei. Mia madre era a casa, grazie a Dio, così ha dovuto chiamare i pompieri… E subito dopo mi ha portato in giardino e mi ha mostrato i passerotti morti. Perché c'erano dei nidi in cima al pino.<br>'''GAIA''': Domanda: cos'hai provato?<br>'''Elisabet''': Non lo so. Ricordo di aver urlato che non m'importava. Allora mia madre mi prese la faccia fra le mani… e parlò.<br>'''GAIA''': Domanda: che cosa ti disse?<br>'''Elisabet''': Che doveva importarmi. Disse: "Elisabet, essere intelligenti non significa nulla se non rendi il mondo migliore. Devi usare la testa per valere qualcosa, e servire la vita, non la morte".