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Lutero e la Riforma in Germania: citazioni
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*[...], lo [[spiritualismo]] è l'unica visione razionale del mondo che dia ragione dei fatti centrali della vita individuale ed associata. Ogni sistema che non sia una pseudofilosofica impugnazione delle leggi disciplinanti il pensiero, si può ricondurre, dialetticamente, allo spiritualismo.<ref>Da ''[https://archive.org/details/buonaiutiapologiadellospiritualismo/mode/1up/ Apologia dello spiritualismo]'', A. F. Formiggini, Roma, 1926, pp. 12-13.</ref>
*[...] si può legittimamente asserire, quasi assiomaticamente, che anche i sistemi antispiritualistici sono indotti, loro malgrado, in virtù dei loro stessi presupposti e a norma dei loro procedimenti, a prestar implicito omaggio allo spiritualismo e a recare involontario contributo e spontaneo sostegno alla sua validità. Lo spirito è la verità ed il bene. E come il vero ed il buono, esso è, sotto la stretta di una esigenza insopprimibile, riconosciuto ed ammesso anche da coloro che lo negano.<ref>Da ''Apologia dello spiritualismo'', A. F. Formiggini, Roma, 1926, p. 56.</ref>
 
===''Lutero e la Riforma in Germania''===
===[[Incipit]]===
Di un movimento che ebbe la prima occasione al suo divampare nell'insegnamento innovatore di un monaco, fedifrago alla sua vocazione e ribelle alla sua chiesa, sarà impossibile cogliere l'orientamento fondamentale e il presupposto normativo, se non si saranno in antecedenza esplorate le ragioni spirituali e i coefficienti impalpabili, che determinarono l'evoluzione del suo corifeo. D'altro canto sarà molto malagevole raffigurarsi i motivi e fissare i momenti salienti della lenta elaborazione psichica, attraverso cui quegli che aveva chiesto al chiostro i sussidi proporzionati al suo inquieto desiderio di perfezione divenne il banditore della crociata antiascetica, se non si sarà in anticipo ricercata la scaturigine della sua chiamata religiosa e non si saranno andate a cercare, negli anni della più tenera adolescenza, le possibili remote predisposizioni alla subita decisione del 1505<ref>Nel 1505, a ventidue anni, entrò nel convento agostiniano di Erfurt.</ref> <!-- (cap. I, p. 1) -->
 
===Citazioni===
*L'esperienza personale di [[Martin Lutero|Lutero]], che considera le opere buone come il risultato automatico dello spirito umano trasfigurato dai meriti del Cristo, rappresenta in pratica un annullamento della morale associata, che è tutta per definizione basata sul codice positivo del bene e sul presupposto della capacità responsabile umana di tradurlo in atto. (cap. III, p. 192)
 
==''Pellegrino di Roma''==
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===''Lo gnosticismo''===
[[Gnosticismo]], per definizione, può dirsi qualsiasi sistema che, pieno di fiducia nelle capacità iniziali della ragione, crede di risolvere i vari problemi dell'essere, con sicurezza e fuori di ogni illuminazione esteriore: la parola γνῶσις<ref>gnósis</ref> è adoperata dai classici come sinonimo di conoscenza. Ma per uso costante, tale designazione ha un ámbito più ristretto, e suole indicare alcune speciali dottrine, fiorite in varie epoche della storia della filosofia, le quali, nate da una compenetrazione bizzarra di [[misticismo]] e [[razionalismo]], si sono chiuse in una terminologia di mistero e in una aristocratica riserbatezza, quasi sdegnando la propaganda minuta dei propri principî fra gli strati inferiori della società: per i [[Scuola pitagorica|pitagorici]] come per [[Platone]], γνῶσις significa una contemplazione superiore dell'[[infinito]]. Per antonomasia poi si suol chiamare gnosticismo una manifestazione di pensiero, strana e a prima vista indecifrabile, che, fra il primo e il terzo secolo del [[cristianesimo]], insidiò la tradizione evangelica, e, prendendo a prestito dal [[Neoplatonismo|neo-platonismo]] alcuni concetti cosmologici e dal cristianesimo altri [[Soteriologia|soteriologici]], soddisfece anch'esso alle tendenze [[Sincretismo|sincretistiche]] di quel periodo storico, e morì sopraffatto dalla corrente meno affinata, ma democratica e sana, del cattolicismo. <!-- (Introduzione) -->
 
===''Lutero e la Riforma in Germania''===
Di un movimento che ebbe la prima occasione al suo divampare nell'insegnamento innovatore di un monaco, fedifrago alla sua vocazione e ribelle alla sua chiesa, sarà impossibile cogliere l'orientamento fondamentale e il presupposto normativo, se non si saranno in antecedenza esplorate le ragioni spirituali e i coefficienti impalpabili, che determinarono l'evoluzione del suo corifeo. D'altro canto sarà molto malagevole raffigurarsi i motivi e fissare i momenti salienti della lenta elaborazione psichica, attraverso cui quegli che aveva chiesto al chiostro i sussidi proporzionati al suo inquieto desiderio di perfezione divenne il banditore della crociata antiascetica, se non si sarà in anticipo ricercata la scaturigine della sua chiamata religiosa e non si saranno andate a cercare, negli anni della più tenera adolescenza, le possibili remote predisposizioni alla subita decisione del 1505<ref>Nel 1505, a ventidue anni, entrò nel convento agostiniano di Erfurt.</ref> <!-- (cap. I, p. 1) -->
 
===''Pascal''===