Giacinto de' Sivo: differenze tra le versioni

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*Il volgo s'annoia a pensare, e volentieri s'acconcia alle idee altrui; così pochi scaltri fanno l'''opinione'' che si dice pubblica, e partorisce ruine.<ref>Da ''Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861'', vol. 1, p. 20.</ref>
*{{NDR|Su [[Ferdinando II delle Due Sicilie]]}} Frugale, laborioso, sollecito, niente a giuoco, niente a cacce, né a corse o a feste avea pensiero; tutto al governo. Niuno negherà essere splendido il suo primo decennio. Pace profonda, quiete e sicurezza, libertà civile, prosperità molta. Brevemente si costruirono strade, edifizii comunali, lazzaretti, case di bagni minerali, prigioni col sistema penitenziario, scuole per sordomuti, ospizii ed asili per indigenti e orfanelli e reietti e folli, porti a Catania, a Marsala, a Mazzara, e moli a Terranova e a Girgenti; s'istituirono consigli edilizii, monti pecuniarii e frumentarii, compagnie di Pompieri, opificii, nuove accademie, nuove cattedre all'università, nuovi collegi, nuovi licei. Si bonificavan terre paludose, si davano alla coltura terre boscose, e 800 mila moggia del Tavoliere di Puglia; si facevan ponti di ferro e di fabbrica su' fiumi, fanali a gas, fari alla Fresnel, ed ogni novella invenzione qui primamente in Italia era attuata. Si stipulavan trattati di commercio, si creavan guardie civiche per Napoli e per le provincie, e guardie d'onore a cavallo. Que' dieci anni fur benedetti anche ne' campi. Ubertose messi, mercati grassi, miti prezzi, comune l'agiatezza; un movimento d'industria, un crescer di popolazione, un incremento di tutte cose buone; sicché non credo il reame avesse tempi più gai e lieti di quelli.<ref>Da ''Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861'', vol. 1, p. 95.</ref>
 
**{{NDR|Su [[Pietro Carlo Maria Vial de Maton]]}} Pietro Vial, generale comandante la provincia palermitana, e direttore di polizia, astuto e inflessibile, s'era addato per tempo della congiura. Nato a Nizza, giovine servì nel reame, fu colonnello di gendarmi, però uso a scrutar gli animi e le cose, scorta la nimicizia degl'isolani, le segrete adunanze, i libelli, le propaganti accuse a Napoli, gl'incitamenti stranieri, e 'l contemporaneo divampar d'Italia e Francia, previde imminente la sollevazione. Molte fiate ne rapportò al ministero in Napoli, ogni dì ne tenea proposito al luogotenente, col quale giunse ad acerbi detti; ma i ministri, abbaccinati dalla loro stessa forza, poco volevan credere, e men credeva quel misero Mayo volteggiato da' congiuratori ch'aveva attorno. Non si prese valido provvedimento. I nobili tementi e abborrenti il Vial, fean le lustre di tacciarlo visionario e crudele; e mentre discreditavanlo, affrettavan le mosse.<ref>[[Giacinto de' Sivo]], ''Storia delle due Sicilie: dal 1847 al 1861'', vol. 1, Salviucci, 1863, p. 176.</ref>
*{{NDR|Su [[Carmine Crocco]]}} Appellantesi generale, [...] intento più a rapinare che alla causa regia.<ref>Da ''Storia delle Due Sicilie 1847-1861: Volume 2'', p. 547.</ref>
*Il Reame delle Sicilie, molto dalla stampa rivoluzionaria a' passati anni calunniato, non era secondo a nessuna nazione incivilita. Ei basta dare uno sguardo nelle Guide pe' forestieri, per intendere il valore torrente, l'orologio, il posto delle grasce e della neve, il monte frumentario e de' pegni, il maestro di scuola, il medico, la farmacia, un qualche convento, o un opificio, o una qualsivoglia opera speciale, onde tragga lavoro e sostentamento la gente minuta. V'è in ogni parte operosità ed agiatezza.<ref name=nap>Da ''I napolitani al cospetto delle Nazioni civili''.</ref>