Federico Zeri: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Dietro l'immagine: arte cristiana
Riga 7:
*[[Bernard Berenson|Berenson]], lo posso testimoniare di persona, sosteneva che la storia dell'arte è un grande gioco d'azzardo, nel quale vince chi possiede più fotografie. Modo piuttosto unilaterale di vedere le cose, perché si può benissimo, con l'aiuto di un'enorme documentazione fotografica, scoprire l'autore di un quadro e poi non capire assolutamente nulla di quel che l'autore volesse dire. D'altra parte oggi si sta assistendo al fenomeno opposto, che porta a eccessi incredibili: interessa molto di più il soggetto che non lo stile e, soprattutto, la qualità di un dipinto. (Prima conversazione, p. 8)
*Più si conoscono la letteratura e la storia e più possiamo impadronirci del significato di un'[[Dipinto|opera figurativa]]. Più vaste sono le nostre conoscenze di un periodo e più è facile penetrare nello spirito dei suoi testi artistici. Ma non bisogna illudersi: molti dei suoi significati essenziali ci sfuggono. Un'enorme quantità di questi significati, e della loro stratificazione culturale, sociale, allegorica, simbolica, va persa definitivamente. (Prima conversazione, p. 13)
*Non esiste un'[[arte cristiana]] vera e propria finché l'Impero romano non si è tramutato in un Impero cristiano. È curioso rilevare che, mentre tutti i periodi in cui noi suddividiamolasuddividiamo la storia dell'arte sono originati da caratteri stilistici, o per lo meno dalla lettura formale, la così detta arte paleocristiana è l'unica che dipende solo dal soggetto. In realtà le produzioni plastiche e pittoriche dei primi cristiani non hanno formalmente nulla di diverso da quelle dei pagani; anzi, in alcuni casi, siamo addirittura incerti se il soggetto, il tema, sia cristiano o pagano, perché, formalmente, non esiste nessuna differenza. (Prima conversazione, p. 19)
*Quando un'[[opera d'arte]] esce dalla norma e si avvicina all'assoluto accade che possa fare l'effetto di qualcosa di semplificato, perfino di rozzo. È quello che molti incompetenti non riescono a capire, per esempio, nei disegni di Raffaello che, a prima vista, possono sembrare semplicemente degli schizzi gettati sulla carta senza un'adeguata preparazione. In realtà, si tratta della finta semplicità, della finta povertà di ciò che è estremamente elaborato. È quello che accade anche per certa musica di Verdi che a chi non è ben preparato all'ascolto può fare l'effetto della canzonetta popolare. Persino certi versi di Dante possono fare questo effetto. (Seconda conversazione, p. 48.)