Gesualdo Bufalino: differenze tra le versioni

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*«A Novel without a Hero»: il sottotitolo di ''Vanity Fair'' parrebbe volerci tagliare le gambe. Ma vuol solo dire che qui, nella fiera, non sono in vendita i soliti eroi tutti d'un pezzo, le adamantine o nefande anime romantiche, ma si esibisce la guerra tutta, il cinema inesauribile dei sentimenti, così come pulsa e brulica in uno, due, cento esseri vivi. In Amelia e Becky, per esempio: l'una docile, fedele, abbandonata ai propri moti dell'animo; l'altra spregiudicata, combattiva, sinuosa, una forza della natura nel suo vitalismo da piccola belva. (p. 193)
*«Tutti gli oggetti visibili, amico, sono solo maschere di cartone» ci avvisa Achab. E noi chiediamo: chi è Achab, chi è Moby Dick? Un demone e un dio, certo, ma come si scambiano le parti? O non sono forse demoni entrambi, entrambi dii? A meno che non recitino solo l'avventurosa fiaba d'una balena e d'un pescatore di Nantucket, un vendicativo scorridore d'oceani, sul cui capo turbinano le bibliche ossesioni di chi ha vegliato troppo sul [[Libro di Giona]]. Non importa: a noi lettori di quindici o sessant'anni basta solo il picchio sul cassero di quella gamba d'avorio in osso di capodoglio; e il subitaneo sparire e ricomparire, fra due spume bianche, d'una groppa bianca, irta di ramponi spezzati, dannata a non poterne morire. (p. 205)
*Coi «Miserabili» la società, e sia pure secondo scenogrammi di esorbitante teatro, si processa allo specchio, e si vede brutta. Jean disegna così, con le sue spalle di scaricatore e la sua sostanziale malinconia, una parabola-tipo di ingiustizia, sofferenza e redenzione, da Valjean a Madeleine a Fauchelevent a Leblanc. Vittima della macchina civile, ma forse è più giusto dire bullone spanato nell'ingranaggio, egli porta in una Parigi di palazzi e di fogne la sua solitudine di malfattore braccato e martire, a cui alla fine non mancherà una morte edificante per essere santo. (p. 224)
 
==''Il malpensante''==