Rudolf Steiner: differenze tra le versioni

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* La scienza dello spirito non ha le sue fonti né negli scavi fatti in terra, né nei documenti conservati negli archivi, né nelle cronache di storici più o meno ispirati. Fonte della scienza dello spirito è quello che siamo in grado di leggere noi stessi nella cronaca imperitura, nella cosiddetta ''cronaca dell'akasha''. (p. 18)
*Il Vangelo dell'amore e della compassione ci si presenta in modo vivo nel vero buddhista che partecipa col suo caldo cuore a tutto il dolore che incontra nel mondo in ogni essere vivente. Nel [[buddhismo]] l'amore e la compassione ci vengono presentate nel vero senso della parola. Ma dal vangelo di Luca ci fluisce qualcosa che è ancor maggiore di quell'amore e di quella compassione. Ci fluisce qualcosa che possiamo chiamare la trasmutazione della compassione e dell'amore in azione, nell'azione che è necessaria all'anima. Il buddhista aspira alla compassione nel senso più alto della parola; l'amore operante è invece ciò a cui aspira chi vive nel senso del [[vangelo di Luca]]. Il buddhista è capace di sentire col malato le sue sofferenze; dal vangelo di Luca giunge all'uomo l'invito a intervenire con la sua attività, a sanare il male fin dove è possibile. Il buddhismo insegna a comprendere tutto ciò che vivifica l'anima umana; il vangelo di Luca ci esorta a qualcosa di straordinario, a non giudicare, a fare più di quanto non venga fatto a noi. Dare più di quanto non si riceva! L'amore trasformato in azione: ecco quello che deve apparirci come un grado superiore del buddhismo nel vangelo di Luca, quantunque questo Vangelo contenga in sostanza il più puro, il più schietto buddhismo. (p. 48)
*Se dunque volessimo fare di un bambino uno spirito particolarmente inventivo, che non solo sapesse vivificare il suo pensiero, che in età più avanzata fosse poi in grado di svilupparlo portandolo a una produttività superiore, allora dovremmo innanzitutto impedire che quel bambino, all'età di sei o Sette anni, studiasse come studiano gli altri bambini e cominciasse ad apprendere le nozioni che gli altri bambini apprendono a scuola. Dovremmo anzi cercare che, di tutto quanto generalmente s'insegna a quell'età, gli venga insegnato il meno possibile; dovremmo tenerlo fino a dieci-undici anni in un clima di giochi infantili, e insegnargli il minor numero possibile di nozioni scolastiche, cosicché, possibilmente, a otto o nove anni egli non sappia ancora tirar le somme e legga molto male. Poi, verso gli otto o nove anni, dovremmo cominciare a insegnargli tutto ciò che generalmente si insegna ai bambini di sei-sette anni. In tal caso le forze umane si saranno sviluppate in tutt'altro modo, e l'anima userà in modo diverso ciò che ora le viene insegnato. (p. 71)
 
== ''L'azione delle stelle e dei pianeti sulla vita terrestre'' ==