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*Fra tutti i Mammiferi terrestri, i [[Carnivoro|Carnivori]] sono i più forti e i più terribili; comprendendo tutti gli animali volgarmente detti ''fiere''. Dotati d'istinti violentissimi, organizzati per la strage e per la carneficina, si nutrono tutti, più o meno, di carne e di sangue, e spargono il terrore intorno a loro. Essi hanno un ufficio provvidenziale nella natura, quello di limitare la moltiplicazione delle specie erbivore; e, per quanto ciò appaia a prima vista strano, la loro scomparsa dalla faccia della terra produrrebbe veri disordini. (p. 329)
*I Carnivori sono per intelligenza superiore a tutti gli animali degli ordini precedenti. Il loro cervello è molto voluminoso, e presenta sempre delle circonvoluzioni. (p. 331)
*Rispetto all'integumento, la natura ha molto bene provvisto i Carnivori. Parecchi di essi ci danno pellicciepellicce ricercatissime, sia per i loro splendidi colori, sia per la morbidezza e lo spessore del pelo. Menzioneremo in particolare quelle della martora, del zibellino, del visone, dell'ermellino, della volpe, del leone, della tigre, della pantera, dell'orso, e in generale tutte le pellicciepellicce dei felini. (p. 331)
*{{NDR|Sul [[ghiottone]]}} Si arrampica sopra un albero, e rimane in agguato finché una preda gli passa a tiro; allora le si slancia sopra, si avvinghia al dorso della vittima e la dilania nel petto a furia di morsi. Invano l'animale tenta con sforzi disperati di sbarazzarsi del feroce compagno; finisce per soccombere alla sua terribile stretta. Il Ghiottone non teme di aggredire i più grossi Ruminanti, come la renna, l'alce, e riesce ad ucciderli. (p. 342)
*Le [[Iena|Iene]] non sono quegli animali tanto feroci che l'immaginazione popolare si figura. Non aggrediscono l'uomo e le altre creature se non spinte da necessità assoluta. Preferiscono i cadaveri putrefatti e le carogne. S'introducono nei cimiteri, disotterrano i cadaveri, li tiran fuori dei loro lenzuoli, e ne fanno avido pasto. Entrano anche, la notte, nelle abitazioni, per divorare gli avanzi delle mense. Divorano tutto, carne ed ossa; e fa meraviglia il modo spiccio con cui fanno sparire i carcami più resistenti.<br>Qeste abitudini immonde, queste replicate violazioni di sepolcri, hanno reso la Iena un oggetto di avversione e di ribrezzo. Tuttavia bisogna esser giusti, e riconoscere i servizi che ci rende questo animale. Le Iene sono nei quadrupedi ciò che gli avoltoi sono negli uccelli. Compiono lo stesso ufficio, in modo ancor più esteso, perché non lasciano sussistere neppure gli scheletri dei cadaveri di cui si nutrono. In quelle città e in quei villaggi africani ove la polizia è lasciata al caso, le Iene tolgon via tutti gli avanzi di cui la fermentazione, resa più attiva da un sole ardente, generebbe miasmi pestilenziali, e comprometterebbe la salute pubblica. Per questo rispetto non si può negare l'utilità di quegli animali. (pp. 348-349)
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*Contro questo animale malefico ogni mezzo è buono; si possono adoperare anche con vantaggio le trappole, i tranelli, le reti, e anche il veleno. Tutti questi mezzi che sovente son giudicati traditori e indegni di un cacciatore quando son adoperati contro il cervo, il capriuolo o anche la lepre, sono ammessi e riconosciuti legittimi quando si tratta del Lupo. Bisogna proteggere la campagna contro le rapine di questo ladro che non bada alle proprietà, e non rispetta sempre neppure gli uomini. (p. 418)
*{{NDR|Sul [[licaone]]}} Sebbene gustino molto le carni corrotte, questi Jenoidi non ne fanno loro cibo esclusivo; mangiano anche prede viventi, come le gazzelle, le antilopi, ecc. Per raggiungerle e sgozzarle si riuniscono in stupri talora numerosi, diretti da un capo, e cacciano con accordo che non è superato neppure dai cani meglio ammaestrati. Quando la selvaggina è raggiunta, la sbranano in comune tutti d'accordo; ma se qualche carnivoro, più forte individualmente, si accosta onde partecipare al festino, si uniscono tutti contro di lui, e non temono di resistergli. Ciò succede sovente col leopardo ed anche col leone. (pp. 436-437)
*L'[[orso bruno]] vive solitario, nelle buie foreste di larici, in mezzo alle gole più profonde e sulle cime dei monti. Dimora nelle caverne, negli spacchi delle roccierocce, sovente anche nel cavo dei vecchi alberi. Talora si costruisce una specie di capanna con rami e muschi. Generalmente riposa di giorno, e cerca il suo pasto nelle tenebre; ma questa abitudine non è punto assoluta. Si nutre delle frutta del faggio, del sorbo, dello spino berbero e di altre bacche selvatiche, sopratutto quelle che sono un tantino acide, di vari semi, di legumi e di radici. Ama molto il miele, le fragole, le pere, l'uva, e fa di buona voglia parecchie leghe per procurarsele. Anche le formiche sono per l'Orso un cibo gustosissimo pel loro sapore acido, ed è ben fortunato quando può trovare una repubblica di questi insetti. (p. 451)
*In ogni modo l'Orso bruno è un animale assai mansueto, sanguinario soltanto per necessità, di indole sincera, e inoffensivo all'uomo, quando non è provocato. (p. 452)
*Quando è aggredito e ferito, o disturbato mentre dorme, o anche allorché i suoi piccoli corrono qualche rischio, l'Orso è veramente pericoloso. Intrepido e fidente nella sua forza, accetta sempre la lotta. Affronta l'avversario, gli va sopra, ritto sulle zampe posteriori, e cerca di stringerlo colle potenti sue braccia. Se in questa lotta fatta corpo a corpo, non rimane ucciso sul colpo da una pugnalata nel cuore, il cacciatore è perduto. L'Orso gli dilania il cranio coi denti, o gli divora il volto; dopo di che lo abbandona mezzo morto, lo fiuta, lo rivolta, e se gli trova ancora un soffio di vita, con un colpo poderoso di zampa gli apre il ventre e ne estrae i visceri palpitanti. (p. 452)