Pellegrino Matteucci: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Se gli Etiopi costituivano una razza di forte ed alta corporatura, se erano naturalmente audaci e violenti, se vigorosi ed intrepidi, gli [[Habesha|Abissini]] d'oggi non sono fisicamente degeneri dagli antichi. In Africa non credo ci sia una razza più corretta di questa; sono Europei con tanto di guadagnato nella costituzione fisica, e con una diversità di colorito che offre tutte le gradazioni nella scala dei colori dal nero d'ebano al bronzo chiaro. Gli uomini d'ordinario sono alti di statura e ben portanti di persona; hanno il capo leggermente brachicefalo coperto di capelli neri e folti, rare volte lanuti; il volto non ha alcun indizio di prognatismo; il naso è aquilino, la bocca regolare, il petto è largo ed espanso, le spalle sono rotonde, le braccia muscolose, le mani piccole; le altre estremità del corpo in perfetto accordo colle linee generali, i piedi un poco piatti ma regolari perché mai soffrirono le angoscie della calzatura.<br>Le donne, mi piace dirlo alle mie care lettrici, sono più belle e più perfette degli uomini; in esse non prevalgono le grandi stature; hanno il capo regolare, il volto rotondo senza ombra di angolosità; gli occhi neri, lucenti, grandi e procaci, il naso allungato leggermente aquilino con narici non dilatate; i denti di una bianchezza inappuntabile; le labbra non tumefatte ma sensibilmente rosee; il collo non lungo e non corto, degno del capo che gli sovrasta e del seno voluttuoso che gli sta sotto; le spalle piovono leggermente; ad esse fanno appendice braccia muscolose e rotonde con mani piccine e dta eleganti e fusellate: le altre parti del corpo, le estremità, armonizzano tutte per formare della donna Abissina una completa e splendida creazione. Fanciulle, sono estremamente seducenti; donne, sono procaci; vecchie, divengon verande. Se su quei volti voluttuosi, se su quei corpi leggiadri splendesse un raggio di civiltà, esse potrebbero ripetere con baldanza orientale il ''Nigra sum sed formosa''. (pp. 10-11)
*Uomini e donne portano in egual modo rassettate le chiome e da ciò si deve la fisionomia effeminata che assumono certi Abissini quasi privi di barba. Raccolgono per lo più i capelli in piccolissime {{sic|treccie}} strette strette che partono dalla fronte e dalle tempia e mettono capo in un nodo comune, oppure svolazzano pel collo; altra volta alcune di queste {{sic|treccie}} sono legate tra loro in tutto il corso dalla fronte alla nuca, e prendono l'aspetto di una semiluna, che con la concavità poggia sulla volta cronica. I bambini portano i capelli rasi, salvo nel mezzo ove lasciano una ciocca ricca che scende svolazzante sul lato sinistro; le fanciulle come segno della loro verginità, non sempre troppo stimata, portano una rasura rotonda come quella dei nostri chierici, ma con diametri amplissimi. Per evitare l'influenza nociva dei raggi solari costumano di un genere i capelli con grasso che discende pel collo e per le spalle, dando alle carni una lucentezza speciale, e ciò, se è igienico, nuoce però all'estetica ed alla seduzione. (p. 14)
*Uomini e donne, ricchi e poveri, vanno sempre a piedi nudi, così al tempio come alle feste, ed ho osservato alcune volte nelle case dei ricchi scarpe di argento e di oro massiccio, ma queste non erano che un emblema di ricchezza e di lusso. (p. 15)
*I preti in Abissinia sono i peggior ministri di religione che esistano al mondo; ignoranti, osteggiano gli Europei perché temono che entrino nel maese maestri di civiltà e di progresso; intriganti, minano tutti i troni per suscitare disordini; dissoluti, entrano per qualche cosa in tutte le questioni dell'alcova e della casa; intemperanti, prima e dopo i servizi divini si danno a smodato cibo a copiose libazioni; avari, vivono elemosinando e traendo profitto dall'ignoranza delle masse; vagabondi ed oziosi, non si preoccupano della dimane perché vivono per l'oggi; mestieranti, prendono moglie affine di perpetuare nei loro figli la comoda professione; spesso hanno molte donne e molti figli, dando esempio di una sfacciata poligamia che non sarebbe nei costumi del popolo abissino. (pp. 17-18)
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*[...] Il re Giovanni non vede di buon occhio la influenza degli arabi nei suoi Stati, e senza un particolare permesso è inibito ad essi il passaggio dei confini. (p. 166)
*Re Giovanni raggiunse lo splendore del trono più che per diritti dinastici, per imprese guerresche ben riuscite. (p. 170)
*[[Teodoro II d'Etiopia|Teodoro]] in Abissinia per lungo tempo ha avuto un gran partito: lavorava in opere gigantesche e ben pagava quanti lo servivano. Col tempo divenne, come [[Nerone]], feroce; si divertiva delle stragi, e spesso per accelerare l'opera della spada faceva bruciare dei villaggi chiudendo lo scampo ai miseri abitatori. Vi sono racconti della sua raffinata crudeltà, che fanno rabbrividire: in un giorno solo, dalle {{sic|roccie}} basaltiche di Wogara, mille teste rotolarono nei profondi abissi, sacrificate al suo crudele furore. In Abissinia si va fino ad assicurare che Teodoro ha avuto una larga parte nel grave spopolamento dell'Impero. (pp. 172-173)
*Per gli Europei Teodoro non ha mai avuto entusiasmo, ma spesso ne sapeva ammirare l'ingegno e la coltura. (p. 173)
*Re Giovanni è uomo di circa 40 anni: non bello, ma simpatico; patito assai, dimostra di essere più vecchio di quello che è. A prima vista si leggono sul suo volto tratti che dinotano una vita burrascosa, passata in mezzo alle congiure ed alle lotte, vita di disagi e di fatiche menata sui campi di battaglia. Dall'occhio suo mobile assai, dal suo sguardo rapido e fugace, senza essere scintillante, lo si direbbe ammalato anche moralmente, ed in preda a pensieri che vorrebbe scacciare; le sue labbra piuttosto sottili non si atteggiano mai ad un sorriso. (p. 205)