Cambogia: differenze tra le versioni

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Corretto: "piogge"
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*Agli stranieri, e spesso a noi stessi, la Cambogia appariva abbastanza pacifica. I contadini legati ai loro cicli di piantagione. I pescatori che vivevano nelle loro barche, e i loro bambini nudi ed abbronzati che saltavano dentro e fuori dall'acqua. I monaci nei loro vesti, che incedevano a piedi nudi con lentezza calcolata nei loro giri quotidiani. Templi buddisti in ogni villaggio, i tetti graziosi sovrapposti che si innalzavano al di sopra degli alberi. I viali larghi e gli alberi in fiore della nostra capitale nazionale, Phnom Penh. Tutta quella bellezza e serenità era visibile all'occhio. Ma dentro, nascosto alla vista per tutto il tempo, era il ''kum''. ''Kum'' è una parola cambogiana per una concezione della vendetta distintamente cambogiana più dannosa dell'offesa originaria. Se ti colpisco col pugno e tu aspetti cinque anni per poi spararmi alle spalle in una notte buia, quello è il ''kum''. O se un ufficiale del governo ruba i polli d'un contadino e il contadino usa questo come giustificazione per attaccare una caserma del governo, come quella nel mio villaggio, quello è il ''kum''. I cambogiani sanno tutto sul ''kum''. È l'infezione che attecchisce nella nostra anima nazionale.
*I cambogiani faranno qualsiasi cosa per mantenere le apparenze del bonheur. cerchiamo di rimanere cortesi anche quando non ci va di essere cortesi, perché così è più facile. Essere in contrasto ci costringe a trattarci come nemici, ed allora perdiamo il controllo.
*Per gli standard occidentali la Cambogia era povera e primitiva. La maggior parte del nostro popolo era costituito da contadini che vivevano della terra. Aspettavamo passivamente che le pioggiepiogge colmassero d'acqua le nostre risaie. Pescavamo piccoli pesci e raccoglievamo frutti selvatici. Nemmeno le nostre classi più agiate, costituite da mercanti e funzionari governativi corrotti a Phnom Penh, erano veramente ricche. Nonostante tutto il suo fascino, con tutte le sue aiuole e gli ampi viali, Phnom Penh era un posto quieto in cui non accadeva molto al di là del trambusto del mattino nei mercati e le lunghe sieste ad ora di pranzo. E tuttavia, quanto eravamo fortunati in confronto ai nostri vicini! La Cambogia era in pace. Nessuno era costretto a vivere in "villaggi strategici" circondati da filo spinato. Potevamo vivere dove volevamo e fare quel che volevamo. Pochi venivano oppressi, oltre il livello di oppressione e di corruzione normale per le società asiatiche. La vita scorreva lungo gli antichissimi schemi. In mattinata, i monaci facevano il loro giro silenzioso raccogliendo elemosine. A metà giornata, i contadini rientravano dai loro campi per riposare all'ombra nella loro abitazioni, e le donne anziane masticavano noci di betel e tessevano sui telai i loro abiti. Di notte i villaggi risuonavano delle musiche di strumenti fatti in casa e di tamburi.
*Per i cambogiani il riso non è un contorno. Il riso è il centro dei nostri pasti, un mezzo pulito, neutro che esalta il gusto degli altri cibi che gli aggiungiamo. Tradizionalmente, fino a che i Khmer Rossi presero il potere, avevamo mangiato riso quotidianamente. Sotto i Khmer Rossi, a malapena mangiavamo riso – e neppure riso come dovrebbe essere, con ogni chicco separato e umido, e riso pulito, col vapore fragrante che sale dalla ciotola.