Marie-Louise von Franz: differenze tra le versioni

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*Il concetto di sincronicità implica il senso, non si può trovare il senso senza il sentimento. È questo l’elemento che unisce l’intelletto ed il cuore: è stato per me fondamentale constatare l’esistenza, scoperta dai cinesi, dei numeri qualitativi, cioè dei numeri che esprimono sfumature sentimentali invece che quantità. È stata soprattutto la scoperta dei documenti cinesi che mi ha aiutata a poter esprimere ciò che volevo trovare. <ref name=temenosC>Dall'intervista di Nadia Neri per la Rivista di psicologia analitica 1982 ''[https://www.temenosjunghiano.com/marie-louise-von-franz// Temenos]''</ref>
*In tedesco la parola che significa "raccontare" è ''erzählen'' che deriva da ''Zahl'', numero. ''Erzählen'' è enumerare immagini archetpiche. In francese "raccontare" è ''raconter'', affine a ''compter'', contare, enumerare; Nora Mindell mi ha segnalato che in cinese, la parola "enumerare", ''Suan'', vuol dire contare il ''chi'', cioè l'origine, del ''lai'', cioè contare l'origine di ciò che accadrà, di ciò che sta per accadere.<ref>Da ''Divinazione e sincronicità'', ed. Tlon, 2019, p.120</ref>
*Io ho avuto un complesso materno negativo ed un complesso paterno positivo: gli uomini, la vita dello spirito e la tradizione spirituale ecc. sono qualcosa di positivo per me, Jung è stato per me una figura di padre, era più anziano di me di quaranta anni. Con mia madre, invece, non mi sono intesa affatto. È stata per me un’esperienza completamente negativa fino alla fine della sua vita. Così Jung mi obbligò a vivere con una madre, vivo infatti con un’amica che ha 24 anni più di me; io dissi di no, di non volerlo fare, perché tutti si sarebbero burlati di me e avrebbero detto «tu vivi con tua madre, ti sei scelta una madre», ma egli mi rispose: «non importa ciò che la gente dirà, se ciò le farà bene», io vivo così con un’amica più anziana di me e lavoro su un complesso di madre negativa in questo senso.<ref name=temenosC>Dall'intervista di Nadia Neri per la Rivista di psicologia analitica 1982"[https://www.temenosjunghiano.com/marie-louise-von-franz// Temenos]''</ref>
*Jung si è circondato di donne e ciò è un fatto assolutamente naturale, perché sempre, lei lo sa bene, gli uomini molto conosciuti sono circondati di donne, quasi sempre, a meno che non siano omosessuali, perché gli uomini sono gelosi degli uomini. Jung è stato un uomo così grande che gli altri uomini avevano una grande difficoltà a non essere gelosi. Soltanto qualche uomo ha avuto il coraggio di fare amicizia con Jung, una donna, invece, non è gelosa di un uomo e non c’è competizione, allora è molto più facile. Le donne, poi, sono molto più aperte alle idee nuove, sono meno tradizionali degli uomini in questo senso; si dice che le donne sono tradizionali e che cucinerebbero ancora con il bastone, se l’uomo non avesse inventato il cucchiaio, ma non è giusto, nel campo pratico le donne sono conservatrici, nel campo delle idee, invece, le donne hanno l’Animus positivo, il logos spermatikós, cioè qualcosa di rivoluzionario, aperto ai nuovi aspetti della vita.<ref name=temenosC>Dall'intervista di Nadia Neri per la Rivista di psicologia analitica 1982"[https://www.temenosjunghiano.com/marie-louise-von-franz// Temenos]''</ref>
*La professione del sarto appartiene astrologicamente a Mercurio e nei fratelli Grimm abbiamo ''Il prode piccolo sarto'' e ''Il saggio piccolo sarto''. [...] E' un po' presuntuoso - un tipo piccino piccino, un uomo che nessuno rispetta perché in passato erano solo gli uomini deboli e malaticci a diventare sarti, in quanto non potevano intraprendere una professione più "virile". E' grazie al proprio ingegno che il sarto sconfigge i demoni e i giganti e conquista la principessa. Così il sarto è il tipico eroe briccone, una personificazione del dio Mercurio, il dio che unisce gli opposti. Egli è morte e vita, allegria e tristezza, intelligenza e stupidità. Egli è lo spirito dell'inconscio, la funzione trascendente che unisce gli opposti.<ref>Da ''Il filo di paglia, il tizzone e il fagiolo'', Moretti e Vitali, 2000, p.244</ref>
*Se la nostra civiltà occidentale ha una possibilità di sopravvivenza è attraverso l’accettazione del mito alchemico che è una continuazione e un arricchimento del mito cristiano.
''If our western civilization has a possibility of survival, it would be by accepting the alchemical myth which is a continuation and a richer completion of the Christian myth.''<ref>{{en}} A Conversation about C.G. Jung and his Work with Marie-Louise von Franz, (1977) part 1, by Suzanne Wagner, C.G. Jung Institute Los Angeles, 2011</ref>
*Sì, è il mio inconscio che ha prevalso sull’io. Ho avuto parecchie volte nella mia vita la possibilità di sposarmi, l’ultima volta, avevo trentaquattro anni, era una cosa molto seria, era un uomo alla mia portata, che io avrei sposato molto volentieri, ma i miei sogni erano assolutamente negativi, i miei sogni erano tutti contrari e allora ho deciso di non andare contro il mio inconscio, è stato il mio inconscio che non ha voluto, io avrei voluto, naturalmente. Poiché ho un complesso materno negativo, non sarei stata probabilmente una buona madre per i miei figli e allora, se non si vogliono avere figli, è meglio non sposarsi. Si possono avere dei rapporti con gli uomini, oggi si può vivere una vita libera senza sposarsi. Non è nel mio destino. Per alcuni anni sono stata molto triste per questo motivo e allora Jung mi ha detto, dopo alcuni suoi sogni e miei, che avevo un destino spirituale, perciò ho scritto il saggio sulla ''Passio Perpetuae'', la storia di una giovane donna con un destino spirituale. Non si possono avere tutte e due le cose.<ref name=temenosC>Dall'intervista di Nadia Neri per la Rivista di psicologia analitica 1982"[https://www.temenosjunghiano.com/marie-louise-von-franz// Temenos]''</ref>
*Una depressione è una benedizione di Dio… per una persona è la più grande benedizione che possa avere. Jung parlò sempre della benedizione di una nevrosi perché è l’unica ragione per cui siamo costretti a guardarci dentro.
''A depression is a blessing of God… in the individual it’s the greatest blessing somebody can have. Jung always talked about the blessing of a neurosis because it’s the only way you are tempted to look within.''.”<ref>{{en}} A Conversation about C.G. Jung and his Work with Marie-Louise von Franz, (1977) part 3, by Suzanne Wagner, C.G. Jung Institute Los Angeles, 2011</ref>