Lautréamont: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Stabilirò in poche righe che Maldoror fu [[bontà e cattiveria|buono]] nei primi anni in cui visse felice; ecco fatto. S'accorse poi d'essere nato [[bontà e cattiveria|malvagio]]: straordinaria fatalità! (1989, p. 9)
*Come i cani, io sento il bisogno dell'infinito… Non posso, non posso soddisfare questo bisogno. Sono figlio dell'uomo e della donna, a quanto m'hanno detto. Mi stupisce… credevo d'esser di più! Del resto, che m'importa donde vengo? (1989, p. 29)
*Non trovando ciò che cercavo, alzai le palpebre stravolte più in alto, ancora più in alto, finché scorsi un trono, formato d'escrementi umani e d'oro, su cui troneggiava con orgoglio idiota, col corpo ricoperto d'un sudario fatto di sudice lenzuola d'ospedale, colui che da sé si denomina il Creatore! (1989, p. 129)
*I pidocchi sono incapaci di compiere tutto il male che la loro immaginazione medita. Se incontrate un pidocchio sulla vostra strada, tirate avanti, e non leccategli le papille della lingua. Vi succederebbe qualche incidente. È già capitato. Non importa, sono già contento della quantità di male che ti fa, o razza umana; vorrei solo che te ne facesse di più. (1989, p. 137)
*I miei anni non sono molti, eppure sento già che la [[bontà]] non è che un'accozzaglia di sillabe sonore; non l'ho trovata in nessun luogo. (1989, p. 165)
*Quando il piede scivola su una rana, si prova un senso di schifo; ma quando si sfiora appena il capo umano con la mano, la pelle delle dita si screpola come le scaglie d'un blocco di mica spezzato a martellate; e, come il cuore di uno squalo che, morto da un'ora, palpita ancora sul ponte con tenace vitalità, così le nostre viscere sono sconvolte da cima a fondo, per lungo tempo dopo quel contatto. (1989, p. 247)
*Se esisto non sono un altro. Io non ammetto in me questa equivoca pluralità. (1989, p. 329)
*Mi M'occorrono esseri che mi somiglino, sulla cui fronte la nobiltà umana sia segnata a caratteri più netti e incancellabili! (1989, p. 341)
*Scendendo dal grande al piccolo, ogni uomo vive come un selvaggio nella sua tana, e ne esce di rado per visitare il suo simile, del pari accosciato in un'altra tana. La grande famiglia universale degli uomini è un'utopia degna della logica più mediocre. (1989)
*Ahimè! Che sono dunque [[bene e male|il bene e il male]]! Non forse la stessa cosa, attraverso la quale attestiamo con rabbia la nostra impotenza, e la brama di raggiungere l'infinito attraverso anche i mezzi più insensati? Oppure son due cose differenti? (1989)