Viktor Andrijovyč Kravčenko: differenze tra le versioni
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*Nell'Unione Sovietica, il regno dell'[[autocritica]] fu l'ultima espressione della volontà del popolo. La ''samokritika'' rappresentava l'opinione pubblica e, anche se non aveva alcuna influenza sulle decisioni sovrane e senza appello del'autorità centrale di Mosca, permetteva, almeno in parte, di addolcire la rigidezza dei funzionari provinciali. (vol. 1, cap. V, p. 107)
*Nel regime sovietico, il racconto della propria vita è un rito indispensabile: essere accettati o respinti dipende molte volte da esso e bisogna ripeterlo all'infinito, a voce o
*Infine l'epurazione cominciò. Seguendo il cerimoniale stabilito, i membri della Commissione sedevano dietro ad una tavola drappeggiata di rosso, su uno sfondo decorato dei ritratti dei membri de ''Politburo'' e di manifesti che ripetevano gli ''slogans'' del Partito; un busto di Stalin, circondato di fiori, occupava il posto d'onore. Il comunista che doveva essere giudicato avanzava fino alla predella all'appello del suo nome; consegnava al Presidente la sua tessera del Partito e cominciava subito la [[Autocritica|storia della sua vita]]. Si assisteva allora ad un vero 'denudarsi' morale dell'epurando che si rifaceva alle origini della sua carriera, delle sue diverse attività, confessando i suoi peccati, i semi-peccati, gli errori che aveva commesso nell'adempiere al Grande Compito. Se il comunista a giudizio sospettava che la Commissione fosse a conoscenza di qualcuno dei suoi errori, aveva tutto l'interesse a confessarli egli stesso, perché il fatto di nascondere un delitto qualsiasi al Partito ne raddoppiava la gravità. (vol. 1, cap. X, pp. 250-251)
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