Papa Benedetto XVI: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Il [[nazionalismo]]}} Non è affatto un peccato nuovo; è anzi soltanto la radicalizzazione in età moderna dell'antico tribalismo; dunque di un retaggio primordiale del genere umano. Il tribalismo pesa come un tragico destino sulle epoche arcaiche della storia; la sua traccia di sangue corre lungo i millenni. (pp. 96-97)
*L'[[Europa]] [...] non potrà – e neppure le sarà lecito – cessare di esportare le sue tecnologie e la sua razionalità. Ma se essa fa soltanto ciò, non può che distruggere le grandi tradizioni religiose e morali dell'umanità intera, distrugge le fondamenta dell'''humanum'' e sottomette gli altri continenti ad una presunta legge necessaria della storia, che finirà per distruggere anche l'Europa medesima. Ciò sarebbe eurocentrismo in senso negativo.<br>Insieme alla propria razionalità, il nostro continente deve comunicare anche la sua sorgente interiore e l'orizzonte di significato: la conoscenza del ''Logos'' come fondamento di tutte le cose, la visione di quella verità, che è insieme la misura del bene. Allora essa raccoglie in unità le grandi tradizioni del genere umano e le fa confluire in un dare e ricevere, nel quale tutto appartiene a tutti e nessuno è per l'altro un estraneo. (p. 115)
*{{NDR|[[Spira (Germania)|Spira]]}} Con gli alti e i bassi della sua storia, essa costituisce un vero e proprio specchio dell'[[Europa]], delle sue forze di progresso e di distruzione, delle sue speranze e dei suoi pericoli.<br>Collocata al bivio tra la Gallia e la [[Germania]], Spira ha sperimentato l'ascesa come la decadenza dell'[[impero romano]], ora come spazio aperto, nel quale il [[Reno]] non era confine invalicabile, bensì luogo e strada d'incontro, ora come fortezza contesa tra potenze nemiche. [...]<br>in nessuna fase della sua storia questa città ha vissuto senza rivolgere lo sguardo al sacro, senza tentare di imparare dalla convivenza con [[Dio]] l'autentica convivenza reciproca tra gli uomini. Per un verso, così, questo luogo ci offre una lezione dell'incompiutezza d'ogni storia umana, che anche noi non siamo in grado di spezzare. Per l'altro, però – e proprio anche nei suoi fallimenti – la sua storia è una lezione di speranza. (pp. 115-116)
*Ciò che differenzia l'uomo da tutti gli altri esseri viventi è il fatto che egli non solo riconosce come suo limite il non-potere in senso fisico, bensì anche rispetta liberamente il non-esser-lecito in senso morale come effettivo confine altrettanto reale e obbligante. Egli è libero, ed è un uomo, non solo quando si piega alla legge della necessità naturale, ma anche quando riconosce la legge della libertà come sua sfera determinante. Allora egli può cercare di forzare o differire i confini di quanto è fisicamente necessario, senza mettere in pericolo se stesso né la creazione. (pp. 140-141)
*{{NDR|Nelle società secolarizzate}} Rimane però l'aspettativa d'una salvezza incondizionata. L'esperienza dell'irredenzione, dell'alienazione s'acuisce e la piena realizzazione umana – che non può essere nell'aldilà e non può essere donata per grazia – dev'essere ora conquistata in questo mondo mediante le sole proprie forze. Così però si carica la politica di un'attesa alla quale essa non può corrispondere. La religione fattasi politica esige troppo dalla politica stessa e diviene così fonte di disintegrazione dell'uomo e della società. (p. 128)