Robert Louis Stevenson: differenze tra le versioni

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*Perfino la calma della vita quotidiana è fragile come il vetro: una specie di tremito anima tutte le cose, viviamo in un universo di una segreta amarezza.
 
{{Int2|Citato in Lloyd Osbourne, ''La morte di Stevenson''|in Robert Louis Stevenson, ''Weir di Hermiston'', cit.}}
*Quando un uomo comincia a [[Perfezionamento|perfezionare]] le proprie facoltà, e continua a perfezionarle, con instancabile perseveranza, può compiere miracoli.
*Noi non viviamo per le necessità della vita; in realtà a nessuno gliene importa nulla; quello per cui viviamo sono le [[Superfluo|superfluità]].
*Il più triste spettacolo della Civiltà, e secondo me la più grande confessione di fallimento della Civiltà, è l'uomo che può lavorare, che vuole lavorare, e a cui non è permesso di lavorare.
*La mia testa, oh, la mia testa! {{NDR|[[ultime parole]], pronunciate dopo un colpo apoplettico. Osbourne (figliastro di Stevenson), assente al momento, cita la testimonianza della propria madre e della propria sorella}}
 
{{Int2|Citato in Luciana Pirè, ''L'eresia di Caino''|in Robert Louis Stevenson, ''Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde'', Giunti, Firenze, 1996. ISBN 88-09-20915-X}}
*La mia filosofia della vita [[rinuncia]] a queste rinunce. Sono persuaso che non guadagniamo niente che sia minimamente paragonabile a quello che perdiamo indietreggiando da qualsiasi territorio della vita. (p. XXI)
*Gli appetiti mortificati non sono mai una saggia compagnia. (p. XIV)
*La [[virtù]] non ci è d'aiuto, né è stata intesa per esserlo. (p. XIV)
*[[Cristo]] non avrebbe mai voluto sentire di una moralità negativa: ''tu dovrai'' è stato il suo verbo, che ha preso il posto di ''tu non dovrai''. (p. XIV)
*Ciascuna [[massima]] dovrebbe farci sentire che poggiamo i piedi su fondamenta sicure anche nel fluire del tempo e dei cambiamenti; ciascuna dovrebbe provarci di resistere immobile, sorretta dalle stelle eterne, nel torrente degli anni e delle generazione che spazzano via e inghiottono dottrine e armamenti e imperi.<ref>Da ''Lay Morals'', in ''The Works of Robert Louis Stevenson'', 35 voll., Heinemann, London, 1923-1924, vol. XVI, 1924.</ref> (p. XIV)
*Le nostre [[religioni]], le nostre morali sono state raffazzonate allo scopo di compiacerci. (p. XIV)
*Il sordido può avere la sua dignità. In natura, di solito ce l'ha. (p. XV)
*Tutti i [[dogmi]] sono pura forma. (p. XVII)
 
==''Catriona''==