Francesco Florimo: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: Nicola Porpora
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*Audace genio, {{NDR|Alessandro Scarlatti}} univa alla ricchezza ed all'arditezza dell'immaginazione un sapere esteso. Le sue modulazioni, spesso inattese e delle più ardite, erano sì ben preparate e disposte, che si rendevano di facile esecuzione per le voci e di piacevole e maraviglioso effetto a chi le ascoltava. (vol. I, p. 208)
 
*Dato il fatto per vero, {{NDR|la necessità di una colletta per pagare i funerali di [[Nicola Porpora]]}} è gran vergogna per la memoria di [[Farinelli]] e [[Caffarelli]], i quali {{sic|notando}} nelle ricchezze, lasciavan languire, il vecchio loro maestro negli orrori di un'estrema povertà. (vol. I, p. 375)
 
*L'opinione generale intorno a lui {{NDR|Nicola Porpora}} è che fosse profondissimo nella teoria e nella pratica del {{sic|contropunto}}, ma poco provveduto di genio inventore, perocché lo stile delle sue opere mancava di varietà. Carattere generale della sua musica era il grande ed il serio; ma per quanto fosse ammirevole nelle cantilene, che erano prodotti della sua profonda meditazione e della grand'arte che in grado eminente possedeva, altrettanto era stentato negli accompagnamenti. (vol. I, p. 375)
 
*La Delfina di Francia Principessa di Sassonia che amava molto la musica, desiderosa di sentire {{NDR|[[Caffarelli]]}} questo vero portento, che come tale tutti lo decantavano, lo fece venire a Parigi nel 1750. Ivi arrivato, cantò prima alla corte e dopo in molti concerti particolari, e quantunque contasse 47 anni, pure ebbe successo non meno entusiastico di quel che aveva altrove ottenuto. Luigi XV incaricò uno dei suoi ciambellani di {{sic|regalarlo di}} qualche {{sic|giojello}}. Il gentiluomo stimò conveniente inviargli per mezzo del suo segretario una superba tabacchiera d'oro da parte del Re: "E che, disse Caffarelli, {{sic|in vedendola}}, il Re di Francia manda a me questa scatola?... Guardate (ed aprì il suo armadio), ecco trenta tabacchiere, la menoma delle quali vale assi di più di quella che venite a presentarmi." E restituendola, continuò a dire: "La riceverei volentieri, se almeno fosse adorna del ritratto del Re." – "Signore," alla sua volta prese a dire freddamente il segretario, "il Re di Francia non usa di far regalo del suo ritratto che solo agli ambasciatori<ref>Qui dobbiamo notare che questo segretario ignorava od aveva dimenticato che lo stesso Luigi XV sedici anni prima, nel 1736, avea fatto dono al [[Farinelli]] del suo ritratto ricco di brillanti e di 500 luigi d'oro, siccome nella biografia di lui si riporterà. {{NDR|N.d.A.}}</ref>." Arditamente risposegli il Caffarelli: "Ebbene, che il Re li faccia cantare codesti signori: tutti gli ambasciatori del mondo riusciranno mai a fare un Caffarelli?" (vol. II, p. 2043-2044)