Robert M. Pirsig: differenze tra le versioni

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*Credo che se vogliamo cambiare il mondo per viverci meglio non ci convenga discutere di rapporti di natura politica, inevitabilmente dualistici e pieni di soggetti e oggetti, né dei loro rapporti reciproci; e nemmeno adottare programmi pieni di cose che gli altri devono fare. Questo tipo di approccio, secondo me, parte dalla fine scambiandola per l'inizio. I programmi di natura politica sono importanti prodotti finali della Qualità sociale, ma sono efficaci solo se è valida la struttura soggiacente dei valori sociali. I valori sociali sono giusti soltanto se sono giusti quelli individuali. Il posto per migliorare il mondo è innanzitutto nel proprio cuore, nella propria testa e nelle proprie mani; è da qui che si può partire verso l'esterno. Altri possono parlare di come ampliare il destino dell'umanità. Io voglio soltanto parlare di come si aggiusta una motocicletta. Credo che quel che ho da dire io abbia un valore più duraturo. (p. 287)
*Certe volte penso che l'idea che la mente di una persona sia accessibile a quella di un'altra è soltanto una finzione verbale, un modo di dire, un'ipotesi che fa sembrare plausibile una specie di scambio tra creature fondamentalmente estranee, quando invece il rapporto tra due persone è, in ultima analisi, insondabile. (p. 289)
*''Mu'' significa «nessuna cosa». Come «Qualità», ''mu'' punta il dito fuori dal processo di discriminazione dualistica, dicendo semplicemente: nessuna classe: «non uno, non zero, non sì, non no». Afferma che il contesto della domanda è tale per cui la risposta sì o la risposta no sono errate e non dovrebbero essere date. Il suo significato è: «Non fare la domanda». (308)
*Le [[vite (meccanica)|viti]] e i bulloni, per esempio, esercitano forze di grande intensità. Naturalmente è molto importante saper distinguere il limite minimo e quello massimo. Quando avvitate una vite c'è un grado detto «stretto a mano» in cui c'è contatto ma non deformazione elastica. Poi cè il «serrato», in cui è impegnata l'elasticità superficiale. Infine, con lo «stretto» tutta l'elasticità è assorbita. (p. 311)
*La forza richiesta per raggiungere i tre gradi varia a seconda delle [[vite (meccanica)|viti]] e dei dadi, e anche a seconda che si tratti di bulloni lubrificati e di controdadi. La forza varia a seconda che si tratti di acciaio, ghisa, ottone, alluminio, plastica e ceramica. Una persona che abbia il tocco del [[meccanico]] sa riconoscere lo «stretto» e si ferma. Chi non ce l'ha va oltre e rovina la filettatura oppure rompe il pezzo. (p. 311)